Zooprofilattico bloccato dalla spartizione dei posti
La legge regionale sul riordino dell’Istituto zooprofilattico è ancora bloccata in Commissione sanità. La maggioranza di centrodestra è divisa sulla ripartizione dei posti in Cda tra le tre Regioni che fanno capo all’Istituto; uno scontro che nasconde una partita politica più complessa. Il nodo vero, infatti, è la nomina di Maria Caramelli a direttore generale, incarico che la direttrice sanitaria oggi svolge con lo status di “facente funzioni”.
La Caramelli, a cui tutti riconoscono il merito “tecnico” di avere tirato fuori l’Istituto dall’anonimato e avergli conferito un forte ruolo nazionale (è, tra l’altro centro di riferimento per il morbo di mucca pazza), è anche considerata in quota Udc. E la sua eventuale nomina definitiva a direttore generale si inserisce nel gioco più ampio delle alleanze con la formazione che in Piemonte fa capo a Michele Vietti. L’Udc collabora con il centrosinistra che regge il Comune di Torino e con il centrosinistra governa in Provincia. Ma in Regione tiene un atteggiamento più ambiguo.
Così la proposta della Lega è esplicita. “La conferma della Caramelli a direttore generale dello zooprofilattico – incalza Antonello Angeleri, leghista che è cresciuto politicamente proprio nell’ambiente democristiano dell’Udc – per noi è legata a un discorso più complessivo sui rapporti tra la nostra maggioranza in Regione e l’Udc. È una questione di equilibri, che tra l’altro vale anche per i posti assegnati in Cda”. La Lega, infatti, contesta, in primis, l’accordo tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, che l’assessore regionale Ugo Cavallera ha recepito integralmente con un emendamento al Disegno di legge già depositato a fine luglio in Consiglio. L’accordo prevede che il Consiglio di amministrazione sia composto da quattro membri invece che cinque. Un posto va al Piemonte, uno alla Liguria, uno alla Valle d’Aosta e uno al Ministero della Sanità. “In questo modo – rincara Angeleri – Il Piemonte non è adeguatamente rappresentato: non viene riconosciuto che la sede è in Piemonte, che buona parte delle attività si svolgono in Piemonte e che la stessa storia dello Zooprofilattico è profondamente legata al territorio piemontese più che a quello delle altre due regioni. È vero che siamo in regime di spending review, ma non ci ha obbligato nessuno a tagliare un posto, che tra l’altro costerebbe appena 3-4000 euro l’anno”. In questi equilibri ci starebbe, dunque, anche la partita della nomina del direttore generale. I posti chiave sarebbero così tre: presidente a nomina leghista, vice di area Pdl e direttore dell’Udc. Nel caso i posti rimanessero due, la presidenza se la giocherebbero Lega, Pdl e Fratelli d’Italia. E tra questi potrebbe scattare anche la nomina del direttore.
C’è però il problema che la Regione Liguria ha già approvato al sua legge regionale che recepisce l’accordo e che la Val d’Aosta sta procedendo.
Il Pdl non ha ancora preso in mano la questione. La presidente della Commissione Carla Spagnuolo ha messo tre volte all’ordine del giorno la discussione del Ddl 354 sullo Zooprofilattico. Ma poi si è bloccato tutto in attesa proprio di trovare un accordo politico sull’emendamento di Cavallera. “Quello è un emendamento della giunta – ribadisce Angeleri – ed è stato preso sulle spalle del Consiglio, su questo metodo non siamo d’accordo”.
“Approfondiremo la questione con l’assessore. Ma in questo genere di organismi dove l’esperienza tecnica è fondamentale è finito il tempo delle nomine politiche”, premette la promettere la Spagnuolo, che negli ultimi mesi si è trovata spesso in disaccordo con la sua maggioranza sulle scelte in materia di sanità.
Invece, per il Pd, che da poco ha lancialo la campagna “Cota a casa” e che non farà più compromessi con il centrodestra, è tutto l’impianto di legge ad essere sbagliato. E l’obiettivo diventa mettere in discussione l’accordo con Liguria e Valle d’Aosta. “Non siamo d’accordo che a gestire lo Zooprofilattico siano un Cda e un direttore di espressione politica – dichiara Nino Boeti, responsabile sanità del gruppo consiliare – Per di più, si tratta di poltrone per gente che non farebbe quasi niente; soldi pubblici buttati. Lo Zooprofilattico può essere tranquillamente governato da un coordinamento tra i tre assessori regionali. Sul direttore generale noi pensiamo che debba essere una figura solamente tecnica. Il fatto che il Disegno di legge preveda che il suo mandato sia solo di 10 anni identifica chiaramente il direttore come una figura politica, che viene sostituito a ogni cambio di maggioranza. Per noi il direttore deve essere nominato solo sulla base delle sue competenze e rispondere direttamente al suo assessore. Non accettiamo logiche spartitorie”.
Su una posizione intermedia il capogruppo Idv Andrea Buquicchio. “L’accordo interregionale presente nell’emendamento – dichiara – fa un passo avanti nell’ambito della riduzione dei costi di gestione degli enti pubblici. Vengono infatti ridotti i membri del consiglio di amministrazione e dei revisori dei conti. Ma non si capisce quali sono i criteri per la scelta dei membri del consiglio di amministrazione che verranno nominati dal presidente della giunta”.