Vino, scontro Usa-Ue per il domino nel web
Il banco di prova della svolta statunitense sarà a fine marzo nella battaglia che divide gli Stati Uniti dall’Unione Europea sui domini internet per l’attribuzione dei nuovi domini web “vin” e “wine” che i produttori di vino italiani ed Europei vorrebbero regolamentare per tutelare le produzioni ad indicazione geografica doc e docg dai falsi e dalle imitazioni.
È la preoccupazione che emerge tra gli operatori vinicoli dopo l’annuncio del governo degli Stati Uniti che entro il 2015 non intende avere piu’ il ruolo centrale nella gestione di Icann, l’agenzia no profit che dal 1998 e’ il regolatore globale di Internet.
In particolare, la Coldiretti, riferisce che la riunione dell’Icann nel novembre scorso a Buenos Aires è fallita “proprio per l’intransigenza degli Stati Uniti nel voler sostenere la libertà assoluta in rete per difendere la propria industria del vino mentre l’Europa chiede il rispetto della proprietà intellettuale dei vini “doc” e quindi una regolamentazione del web. Dopo la svolta statunitense si guarda con ottimismo alla prossima riunione che si terra’ a fine marzo a Singapore in cui verra’ presentato un parere legale sulla protezione delle indicazioni geografiche per tentare di avanzare nelle trattative e trovare un soluzione di compromesso”.
Intanto il 2013 si è appena confermato un anno record per le cantine italiane, che nel 2013 hanno messo a segno un +7% degli introiti provenienti dalle vendite oltre frontiera, realizzando un fatturato di oltre 5 miliardi di Euro.
Non altrettanto positiva la dinamica delle esportazioni in termini quantitativi che ha subito una battuta d’arresto del 4%.
I volumi spediti oltre i confini nazionali si sono attestati comunque sopra i 20 milioni di ettolitri, confermando ancora una volta il ruolo di traino della domanda estera, che assorbe quasi il 50% della produzione vinicola nazionale.
L’incremento del fatturato è legato all’aumento dei prezzi alla produzione registrato all’inizio della campagna produttiva 2012-2013. Rincari che sono andati progressivamente esaurendosi nel corso del 2013 sino a riportare nell’ultimo quarto dell’anno il prezzo del vino su livelli decisamente inferiori all’anno precedente.
Quasi tutte le tipologie hanno subito una flessione dei quantitativi esportati accanto una progressione dei corrispettivi monetari, dicotomia particolarmente evidente nel caso dei vini sfusi (+11% in valore vs -12% in quantità).
Unica voce fuori dal coro, gli spumanti che hanno ottenuto oltre all’aumento dell’export in valore (+18%) anche un’eccellente performance in termini quantitativi (+13%). In questo segmento a trainare la domanda estera è stata la voce “altri spumanti Dop” (che comprende il Prosecco), con incrementi in volume e in valore di circa il 27%. Meno dinamico l’Asti che in volume si è fermato a un più 3%, affiancato da un più 16% degli introiti.
Tra i principali mercati di destinazione delle bollicine italiane, spicca il Regno Unito che, con un balzo in avanti del 40% degli ordinativi, diviene il primo acquirente sotto l’aspetto quantitativo. Gli Usa mantengono invece il primato tra i big spender con un incremento della domanda del 13% e della relativa spesa del 18%.
La Germania, attualmente terzo cliente per importanza sempre parlando di bollicine, ha invece ridotto del 16% le sue richieste, a fronte di una domanda russa molto dinamica (+29% in quantità, +53% in valore).
Cresce, infine, anche l’apprezzamento nei mercati scandinavi e nei paesi Baltici.
Il report con l’analisi di dettaglio è scaricabile in questa pagina del sito http://www.ismeaservizi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3797