Via libera Ue alla fusione Bayer-Monsanto, semi e pesticidi in mano al colosso tedesco-americano
Dopo le prime timide perplessità l’Unione europea dà il via libera, a patto che vengano messi in atto «ampi rimedi», alla fusione dei due colossi della chimica agricola e delle sementi: la tedesca Bayer e l’americana Monsanto. I “rimedi” riguardano le sovrapposizioni su sementi, pesticidi e agricoltura digitale con la gestione dei dati dei campi e delle aziende agricole.
L’Antitrust di Bruxelles aveva bloccato l’acquisizione della Monsanto da parte di Bayer nel luglio 2017, subito dopo la comunicazione ufficiale, anche se le trattative si erano già concluse nel 2016 per una cifra intorno ai 59 miliardi di dollari. La maxi operazione di Bayer, dicevano (e dicono) in molti dal mondo agricolo e industriale, avrebbe creato un monopolio su agrochimica e sementi contrario ai principi di libera concorrenza. Inoltre, avrebbe impedito agli agricoltori di esercitare una altrettanto libera scelta nel mercato delle sementi.
E poi, con la fusione tra Bayer e Monsanto, tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina si rischia che il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci finisca nelle mani di sole tre multinazionali.
Ora l’acquisizione può avvenire perché, da oggi, anche l’altro colosso tedesco degli agrofarmaci, la Basf, entra nel mercato dell’intero pacchetto agricolo, il numero dei grandi player torna, così, nuovamente a due.
«Continueremo a vigilare sui comportamenti dei giganti del mercato. Una tale concentrazione di potere non può che indurre alla massima prudenza»: questo il primo commento di Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia, alla notizia.
La questione è tutt’altro che ristretta alle sue conseguenze sui mercati finanziari, fa notare Pascale: «La fusione Bayer-Monsanto, ultima di una serie di mega-acquisizioni nel settore agrochimico, chiama in causa il confronto sugli organismi geneticamente modificati nonché la questione glifosato, rispetto alla quale tutto si è fatto tranne che chiarezza. Anche a causa dello strapotere di Monsanto sulla ricerca scientifica».
Se le prime fusioni potevano essere comprese in una logica di razionalizzazione dei costi, conclude il presidente di Slow Food Italia, ora non c’è nemmeno questa giustificazione: «La ricerca procede ormai su segmenti molto specializzati. Qui siamo di fronte a mere operazioni finanziarie, che non apportano alcun beneficio al progresso scientifico e puntano semmai a ricavare ulteriori margini di guadagno a scapito degli agricoltori e dei consumatori».
C’è poi un aspetto, sottolineato nella lettera aperta alla commissaria europea Margrethe Vestager inviata da Slow Food e altre associazioni: oltre a consegnare più di un quarto del mercato mondiale di sementi e pesticidi nelle mani di un’unica multinazionale, la fusione Bayer-Monsanto pone interrogativi preoccupanti sulla quantità di dati che il neonato colosso si troverà a maneggiare: «Bayer-Monsanto – si legge nella lettera – diventerà il principale protagonista della raccolta di dati, esponendo gli agricoltori a rischi e problematiche simili a quelli che stanno interessando piattaforme come Google, Amazon e Facebook».
In assenza di un quadro giuridico preciso, mettono in guardia le associazioni, l’operazione consentirà all’azienda di accumulare, controllare e monetizzare enormi quantità di dati, anche a discapito dell’innovazione di settore e dei concorrenti.
Forti perplessità anche da parte di Coldiretti.
«Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali – attacca il sindacato degli agricoltori – sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare».
Per contrastare il monopolio per Coldiretti occorre per l’Italia «rafforzare il sistema dei Consorzi agrari che sono l’unica struttura degli agricoltori italiani in grado di sostenere il potere
1 Commento
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