Un libro svela gli orti da balcone
Il libro “Casa Verde”, delle giornaliste della Stampa di Torino Antonella Mariotti e Chiara Priante non è solo un successo di pubblico.
È anche l’occasione per comprendere meglio il fenomeno dell’orto in casa; questa strana voglia di passare, sul terrazzo o sul balcone, dalle piante ornamentali mezze stecchite, lasciate a vegetare tra gli sberleffi dei piccioni e le pipì del gatto di casa, alle “piantestar”, da fotografare e postare come trofei sui social per fare invidia ai “followers”. Piante, che (e qui sta la grande novità), dopo la foto finiscono in insalata, macedonia o nel minestrone.
Tanto per iniziare, la crisi, c’entra fino ad un certo punto.
“La Confederazione italiana agricoltori ha calcolato che, per chi si mette a fare il coltivatore diretto in alloggio, il risparmio in frutta e verdura è appena del 10 per cento”, riferisce Antonella Mariotti, vicecaposervizio alla Stampa e responsabile di Casaverde, l’inserto del sabato della cronaca di Torino che da oltre un anno ha fatto riscoprire ai torinesi la lettura da pollice verde.
Quindi non lo fanno per convenienza economica.
Allora cos’è l’orto in balcone? Un modo per dedicarsi a qualcosa? Una forma di narcisismo e di competizione dove il vero scopo è postare sui social la foto del mega zucchino o della florida pianta di limoni?
“Secondo me è il sintomo di una maggiore attenzione per il nostro rapporto con l’ambiente – continua Antonella Mariotti – Non è una mania da persone sole, anzi. Ad occuparsi di piante in balcone ci sono sempre più gruppi di studenti che magari convivono e che ne fanno quasi uno stile di vita”.
Insomma giovani e meno giovani che vogliono essere sicuri di cosa mangiano e vogliono sperimentare in prima persona cosa vuol dire fare crescere il cibo.
E qualcuno si spinge anche a prenderla come una vera pratica di autoproduzione nel solco delle teorie della “decrescita felice”.
“Molti tra questi orticoltori da ballatoio ci parlano proprio di modelli di sviluppo alternativi. La crisi ha fatto capire che l’idea della crescita infinita è fallita e c’è voglia di sperimentare stili di vita diversi dal consumismo”.
Sul Blog di Casaverde, ospitata nel sito web della Stampa, sulla scia della pagina cartacea, i lettori hanno iniziato a spedire le foto delle loro coltivazioni da quarto-quinto piano e hanno iniziato a postare i loro suggerimenti al sito, http://bit.ly/1yFuGbd
In molti hanno anche ripreso la vecchia pratica di ritagliare gli articoli cartacei e conservarli, abitudie un tempo molto comune tra i torinesi lettori delle pagine speciali della Stampa.
I lettori di Casaverde hanno avuto successo non solo con insalate e pomodori, ma anche con la vite (vendemmiata), alberi da frutta anche esotici, arachidi.
Dai limoni si fanno il limoncello, dalle aromatiche fanno sacchetti di misture per l’arrosto.
Ma la pagina (e il libro) ha rappresentato anche lo spaccato i vivaisti, professionisti, i nuovi negozi di sementi e giardinaggio che aprono in piena Torino.
Insomma, il successo del libro (in vendita in libreria o acquistabile sul sito www.lastampa.it conferma che l’orto sta diventando una vera passione di massa che alimenta una vera economia.
Non a caso, Torino e tutti i comuni della cintura hanno destinato spazi per gli orti urbani, e non a caso sono sempre più frequenti le fiere dedicate alle piante.
“Da 12 anni curo per Torino Sette la pagina degli appuntamenti del weekend – ricorda Chiara Priante, l’altra autrice del libro e collaboratrice di punta della pagina-verde della Stampa – Non mi era mai capitato di segnalare così tante fiere dedicate al florovivaismo in giro per la provincia di Torino. Prima c’erano le fieere dedicate a un prodotto, oggi ci sono veri e propri eventi dedicati alle piante e agli orti”.
Come ha dimostrato il successo di “Ortinfestival”, la kermesse organizzata da Vittorio Castellani-Chef Kumalé e Reggia di Venaria nei grandi giardini.
Chiara Priante parla sul suo terrazzino al primo piano fuori Torino, con sfondo di orto familiare rigoglioso di zucchini, insalatone, pomodori e tutto il resto che in un orto piemontese ben curato non può mancare.
“Prima erano gli anziani a coltivare un orto, ora è un fenomeno trasversale alle generazioni. Non c’è dubbio che sia anche una moda, come dimostrano i ristoranti con l’orto che ti fanno un’insalata con la lattuga appena colta nel retro. Ma dentro questo fenomeno che fa tendenza c’è anche la voglia di riscoprire l’autenticità del gusto, e soprattutto la voglia di documentarsi, di sperimentare in prima persona per diventare consumatori più consapevoli su quel che mangiamo”.