Torino, al via il laboratorio per le politiche del cibo
Torino e il suo territorio possono approfittare dell’anno di Expo per lanciare un vero e proprio manifesto delle politiche per il cibo.
La Città metropolitana, il nuovo ente che ha sostituito la Provincia, vuole cogliere l’opportunità dell’attenzione mediatica sui temi del cibo e dell’alimentazione per provare a scrivere una vera e propria agenda del cibo. Per questo, nel mese di maggio, sono stati programmati incontri di lavoro con tutti i soggetti che potranno portare contributi per delineare le migliori politiche per l’approvvigionamento alimentare, l’educazione e la sicurezza alimentare.
E, proprio dal “laboratorio torinese” potrebbe partire la spinta portare in tutto il Paese l’attenzione alle politiche sul cibo sano e buono, inteso come diritto fondamentale dei cittadini.
«L’Expo di Milano, dedicato al tema “Nutrire il Pianeta” – osserva Alberto Avetta, vicesindaco della Città metropolitana – sta riportando l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema del diritto al cibo, la cui centralità pubblica e privata è stata recentemente riconosciuta dal ministro dell’agricoltura, Maurizio Martina, secondo cui tale diritto andrebbe inserito a pieno titolo nella Costituzione italiana. Il fatto che il cibo sia una risorsa fondamentale per la vita degli esseri umani, così come l’aria e l’acqua, dovrebbe indurre la collettività ad occuparsi in maniera più consapevole di ciò che mangia. Tuttavia, anche nei Paesi occidentali la sicurezza alimentare, intesa come possibilità di accesso fisico, sociale ed economico ad un cibo sano, nutriente e sufficiente, non è una garanzia per tutti: lo dimostrano i dati sulla povertà alimentare e la crescente diffusione di molte malattie cronico-degenerative, come il diabete, le patologie cardio-vascolari e oncologiche, tutte dipendenti in larga misura dall’alimentazione. Anche in un Paese come l’Italia, che ha fatto del cibo un elemento portante della propria cultura e della propria economia, non sono sufficientemente garantiti né la possibilità di avere informazioni per scegliere consapevolmente il cibo, né l’accesso (soprattutto in termini economici) a un cibo di qualità».
Ecco, quindi, la necessità di avviare politiche per l’accesso a un’alimentazione di qualità come diritto di tutti.
«Da alcuni anni la Città e la Provincia di Torino (oggi Città metropolitana) hanno capito che gli enti locali possono manovrare alcune “leve” molto importanti per garantire una qualità alimentare diffusa e accessibile. Vorrei ricordare che su questi temi la Provincia ha lavorato sin dal 2001, censendo e tutelando i prodotti agroalimentari tipici del territorio, attraverso il marchio del “Paniere”. In quindici anni sono stati organizzati direttamente, promossi o sostenuti (anche e soprattutto sul fondamentale versante della comunicazione ai consumatori) centinaia di eventi, sagre, fiere, iniziative promozionali, farmers market, momenti di confronto e informazione tra produttori e tra questi ultimi e i consumatori. La Città e la Provincia di Torino hanno lavorato fianco a fianco per monitorare la qualità del servizio di ristorazione scolastica, elaborare capitolati d’appalto attenti alla qualità, stagionalistà e provenienza territoriale degli alimenti, promuovere l’informazione alimentare tra gli allievi, aiutare loro e le loro famiglie a scegliere in maniera consapevole i menù delle mense. E’ un lavoro che prosegue, anche oggi che la Città metropolitana ha raccolto l’eredità della Provincia, per tutelare il diritto ad un cibo che, riprendendo l’indovinato slogan lanciato da Slow Food, sia buono, pulito e giusto».
Da qui, il salto per avviare il laboratorio di idee che porterà a definire un’agenda delle politiche del cibo.
«La Città metropolitana, con la Città di Torino, propone tre momenti di seminario e di percorso partecipato, nell’ambito del progetto “Nutrire Torino Metropolitana”. Nel corso del primo workshop, che si è tenuto il 6 marzo nell’aula magna del Campus universitario Luigi Einaudi sono state raccolte e presentate circa 70 esperienze e buone pratiche significative che, su scala metropolitana, contribuiscono alla sostenibilità e all’equità del sistema agro/alimentare. Il secondo workshop, che si tiene l’8 maggio, è invece pensato come un momento partecipativo fra gli attori, per evidenziare e mettere in relazione posizioni, interessi, dimensioni e logiche differenti che compongono il sistema alimentare. Il terzo workshop, anch’esso previsto a fine maggio, sempre con approccio partecipativo, proverà a “gestire” la complessità, attraverso uno sforzo progettuale partecipato sui temi chiave emersi lungo tutto il processo.
Se una politica del cibo è auspicabile, a scala almeno metropolitana o provinciale, l’ambizione che guida il progetto “Nutrire Torino Metropolitana” attraverso i suoi tre momenti di incontro è la costruzione di una “Agenda del cibo”, un manifesto condiviso con i cittadini e gli operatori economici (agricoltori, artigiani, ristoratori, commercianti, grandi attori del sistema agroalimentare) che permetta di evidenziare i nodi fondamentali da sciogliere e gli obiettivi da raggiungere. L’Agenda potrà orientare in futuro le politiche della Città di Torino, della Città metropolitana e della Regione Piemonte in una serie di settori strategici: agricoltura, ambiente, urbanistica, sanità pubblica, commercio, logistica, istruzione e solidarietà sociale».
L’obiettivo è quello di evitare una visione che riduca la questione alimentare ad una serie di problematiche settoriali (solo agricole, solo igienico sanitarie, solo educative, solo gastronomiche, solo socio-assistenziali, solo economiche, ecc.).
«La grande complessità del sistema alimentare, globale e locale, è infatti basata su relazioni, anche conflittuali, tra chi produce, chi distribuisce e chi consuma; una complessità che “intercetta” molte politiche, a vari livelli istituzionali. “Nutrire Torino Metropolitana” nasce con l’ambizione di essere l’inizio di un percorso per arrivare alla costruzione di una strategia alimentare sistemica, condivisa e partecipata».