Terra Madre Salone del Gusto, una festa per tutti
Una donna si lamenta della coda allo stand della Sardegna, un signore commenta malizioso “tanto Milano ci porterà via anche questo”. Un bambino addenta un cannolo siciliano. Lontano si sente un tamburo suonare. C’è tutto il mondo, in questi giorni, a Torino. La geografia è reinventata. Per andare in Africa si deve passare dalla Romania, il Trentino Alto Adige e la Puglia non sono mai state così vicine.
La festa è qui. Perché di festa si tratta. Una festa del cibo, certamente, ma anche delle culture e della gente. Terra Madre e il Salone del Gusto abbandonano i saloni istituzionali e periferici del Lingotto e deflagrano in città, portandosi dietro il loro bagaglio di profumi, sapori e colori.
Per le strade è uno spettacolo. Era dai tempi delle Olimpiadi Invernali del 2006 che Torino non viveva un’emozione di questo tipo, caotico ed entusiasmante. Una babele di lingue e razze, di prodotti tipici e tradizioni. E’ una cosa che le fa bene. Che ci fa bene. Certo, come sempre, le polemiche non mancano. Il traffico è congestionato, il parcheggio è impossibile. Piazza Castello, il Parco del Valentino, Via Roma, Piazzale Valdo Fusi, i Murazzi sono invase da tendoni che ne nascondo le bellezze. Qualcuno storce il naso ma, in fondo, per cinque giorni ci può stare.
Ci sono le scuole che imparano, i delegati delle comunità del cibo (oltre 7000 provenienti da 141 paesi) che spiegano, i turisti che cercano, gli scrocconi che assaggiano, i buongustai che comprano, i guidatori che imprecano. I più giovani ballano al ritmo di un tamburo tunisino, gli anziani si siedono e guardano il fiume di gente passare. Si può assaggiare la liquirizia calabra e la pasta di Gragnano, scoprire il formaggio croato e quello bulgaro. O semplicemente farsi trasportare dalla folla e inseguire qualche profumo lontano. Ma, soprattutto, si può imparare. Conoscere.
La festa è qui.