«Sterminare i cinghiali e dare la carne ai poveri»
Per eliminare i cinghiali che distruggono i vigneti prossimi alla vendemmia serve l’esercito e la carne va regalata a ospizi e centri della Caritas.
La proposta non arriva da un ascoltatore qualsiasi di una trasmissione radiofonica ma dal presidente nazionale del secondo sindacato italiano degli agricoltori.
Contro i cinghiali, ma anche i caprioli e i cervi, che creano danni ormai insostenibili per l’economia agricola, il presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori chiede con forza l’intervento dell’esercito.
«La situazione – sbotta Dino Scanavino – è grave, insostenibile e non governata. Sono anni che denunciamo ciò che si sta puntualmente verificando nel Paese, ma il fenomeno evidentemente è stato sottovalutato dalle Istituzioni. Aldilà di tutti “i Piani” e le azioni che verranno pianificate con il tempo, ora c’è bisogno di un intervento immediato».
Per la Cia i cinghiali e gli altri ungulati vanno drasticamente ridotti di numero, e per farlo si devono superare le regole e le limitazioni imposte dalle leggi nazionali e regionali sulla caccia.
«È impensabile affidare il “governo” di una partita così complessa ai cacciatori. E’ scritto sulle norme che regolano l’attività venatoria che l’ispirazione è quella di tutelare la fauna selvatica, e tra l’altro gli agricoltori condividono l’impostazione di legge, ma in questa fase è in gioco una partita diversa, la sicurezza dei territori, delle aziende e delle persone. Da qui invoco un intervento statale».
Così, mentre il mondo animalista propone di limitare ancora di più la caccia, se non di abolirla, gli agricoltori rilanciano con la proposta di “sterminare” i cinghiali con ogni mezzo utile, facendo scendere in questa guerra anche l’esercito.
Per quando riguarda le pregiati carni che nelle parti più pregiate si vendono anche a 40 euro al Kg, il presidente della Cia propone di regalarle agli istituti di assistenza.
«Le carni derivate dal “piano di selezione” dell’esercito, dopo i dovuti controlli sanitari, -conclude il Presidente della Cia- potrebbero essere destinate agli indigenti».