Sicurezza alimentare, dal governo più fondi e meno burocrazia
Basta con i ricercatori sui tetti con striscioni e sacchi a pelo. Basta tagli alla ricerca per la sicurezza alimentare.
“La spesa dello Stato in questo campo è diventata del tutto insufficiente, abbiamo operato troppi tagli. Adesso è ora di tornare a garantire risorse ai laboratori che tutelano la salute dei cittadini e la qualità del made in Italy”.
Lo ha detto Andrea Olivero, viceministro all’agricoltura, a margine di un seminario sulla sicurezza alimentare organizzato dall’Istituto Zooprofilattico di Torino.
Il viceministro ha pronto un decreto che presenterà nei prossimi giorni “per ridurre la burocrazia dei controlli ma anche per tutelare maggiormente i nostri prodotti alimentari”.
Si chiamerà “Decreto Campo libero”, e nelle intenzioni del governo, in quello strumento legislativo inizierà la svolta che dovrebbe fare dimenticare la stagione che ha massacrato i laboratori degli istituti di controllo come lo zooprofilattico, le Asl, Arpa regionali e Camere di commercio.
Ma, in realtà, il governo non sa quanto si spende in Italia per la sicurezza alimentare.
“Come purtroppo accade spesso nel nostro Paese una cifra di quanto spendiamo per tutti gli enti e le istituzioni che se ne occupano è impossibile da rilevare. Ma sappiamo che la spesa è insufficiente”.
Il Decreto Campo libero, comunque, è pensato soprattutto per snellire i controlli verso le aziende agricole e per risparmiare sulle ispezioni.
“Oggi le aziende agricole sono sottoposte ai controlli di ben 17 soggetti diversi. Sarà creato un Registro Unico per le ispezioni per evitare i doppioni. Un ente di controllo potrà sempre ispezionare l’azienda ma se lo farà dopo che c’è appena stato un altro ente che lo stesso suo lavoro dovrà renderne conto giustificando la spesa che questa scelta ha comportato”.
Le aziende saranno quindi meno controllate? Proprio ora che si parla tanto di proteggere il made in Italy di qualità?
“Al mondo agricolo stiamo lanciando una vera e propria sfida. Lo Stato riduce la burocrazia ma non riduce i controlli. Tuteliamo i produttori onesti contro quegli scandali alimentari che danneggiano tutti, soprattutto chi fa le cose per bene. E il sistema che adotteremo sarà quello della “diffida”. Vogliamo accompagnare l’agricoltore che non sta rispettando le normative verso una maggiore qualità dei suoi prodotti, invitandolo a mettersi in regola. Non ci saranno più le multe al primo controllo, a meno che non si tratta di reati, dove continuerà la normale segnalazione all’autorità giudiziaria. Per le violazioni minori daremo il tempo di adottare le misure chieste da leggi e regolamenti. Poi, in caso, di mancata osservanza delle indicazioni, scatterà la sanzione”.
L’Unione europea ha richiamato più volte l’Italia chiedendo al governo di fare di più in favore della sicurezza e della qualità se davvero vuole che il made in Italy venga tutelato.
“A Bruxelles hanno ragione. Se vogliamo tutelarci dal danno enorme dell’Italian sounding dobbiamo essere noi i primi a vigilare sulla qualità dei nostri prodotti. La qualità italiana deve essere certificata e garantita. Proprio per questo servono maggiori investimenti per la ricerca e un maggiore supporto agli enti che hanno il compito di vigilare. Quello della sicurezza alimentare è un settore strategico per la salute dei cittadini ma anche per la crescita economica del Paese e se le contraffazioni e le adulterazioni sono sempre più sofisticate non possiamo pensare che i controllori siano meno attrezzati dei delinquenti”.