San Salvario sposa i giovani di Slow Food
Matrimonio tra San Salvario e Slow Food giovani.
Slow Food “Youth Network”, l’organizzazione giovanile del movimento fondato da Carlin Petrini, organizza per il prossimo autunno una serie di eventi con alcuni dei locali del quartiere più “parigino” di Torino.
Gli eventi saranno dedicati ai prodotti-presidi di Slow Food.
Intanto, primo “assaggio”, ieri sera, alla vermuteria Anselmo: protagonisti il Cevrin di Coazze (TO) e i Ramassin della valle Bronda (CN).
Il Cevrin è un formaggio di latte caprino prodotto in alta val Sangone, la valle più a ridosso dell’area metropolitana torinese.
I Ramassin sono minuscole susine di luglio, un tempo presenti accanto a tutte le cascine di fascia collinare e pedemontana del Piemonte; questi Ramassin presidio di Slow Food arrivano da una piccola valle della zona del Monviso.
Da Anselmo, le fette di Cevrin sono state servite con marmellata di Ramassin e accompagnate dai cocktail a base di vermouth.
La “strategia” dei giovani di Slow Food è proprio questa: “partire dal momento dell’aperitivo, così popolare tra i giovani, per fare conoscere i prodotti che sono anche presidi di Slow Food”, come spiega Carmelo Rizzo, del gruppo giovani della Condotta Slow Food di Torino.
Finora, i ragazzi di Youth Network a Torino avevano organizzato mini master sul vino e sulla birra e apericene basate sui prodotti tipici a prezzi il più possibile accessibili per i giovani.
Ieri, una parte del ricavato è stato devoluto alla campagna che Slow Food conduce in Africa per la diffusione degli orti familiari. E in autunno, a San Salvario, il quartiere che più sta investendo su una movida caratterizzata dagli stimoli culturali, saranno presentati 50 presidi di Slow Food in quello che sarà una sorta di pre-salone del gusto.
“Vogliamo avvicinare i giovani agli ideali di Slow Food contattandoli attraverso la condivisione del momento dell’apericena – continua Rizzo – Attraverso questa iniziativa diffusa vogliamo farli entrare nello spirito del Salone e di Terra Madre e farli riflettere sull’importanza di mantenere le produzioni agricole della tradizione dei luoghi di origine, garantendo ai coltivatori un giusto compenso per il loro lavoro e per il presidio che svolgono a favore dell’ambiente e della biodiversità”.
Carmelo fa il designer ed è lui stesso un esempio di giovane che si è innamorato del cibo per come lo vede Slow Food.
“Nel mio lavoro, nelle forme che mi ispirano e negli oggetti che produco, il cibo è spesso il mio riferimento, proprio nel senso socio-politico proposto dal movimento. Mi piace l’approccio olistico, che parla di cibo guardando a tutte le conseguenze, comprese quelle ambientali, economiche e sociali, della produzione dei generi alimentari, dal campo alla cucina. Mangiare non è solo gusto ma significa anche fare una scelta per il Pianeta e per il futuro dell’Umanità”.