Salame e prosciutto cancerogeni, scatteranno le cause di risarcimento
La scelta dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle carni apre uno scenario giuridico a dire poco apocalittico per il mondo della carne e per il mondo della ristorazione. Le conseguenze dell’inserimento delle carni rosse lavorate (insaccate, salate, affumicate) nella lista nera delle sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo dà il via libera a una miriade di azioni legali.
La lista redatta dall’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, comprende sostanze che, una volta scoperta la loro correlazione con il tumore, giustamente, hanno sempre fatto scattare class action anche famose. Il Gruppo 1 delle sostanze ritenute cancerogene include cose come il fumo, il benzene, l’amianto. Una volta iscritto nel Gruppo 1 “sicuramente cancerogeno”, le persone che hanno assunto quel composto hanno intentato cause individuali e di massa alle multinazionali oppure contro i datori di lavoro o contro le istituzioni.
Perché se uno è libero di farsi venire il cancro quando vuole, un produttore ha l’obbligo di informare i consumatori della possibile pericolosità di un prodotto anche molto popolare. Dal canto loro, i governi, iniziano progressivamente a legiferare per abbattere l’esposizione dei cittadini alla sostanza che causa il cancro, proprio come sta accadendo per il fumo e come è accaduto per il bando dell’amianto.
Quindi, da oggi, in tutte le mense scolastiche i genitori avranno il pieno diritto di chiedere che ai propri figli non vengano serviti prosciutto, salciccia o wurstel, dove ancora si somministrano. E lo stesso potrà accadere per le mense aziendali.
I supermercati dovranno chiudere i reparti salumi e carni lavorate, perché sarebbe paradossale che una cosa che uccide possa essere venduta tranquillamente in un negozio.
Le salumerie (e le macellerie) diventeranno presso fuorilegge. Un salumiere sarà paragonato a uno spacciatore di eroina che vende veleno.
E la cacciata del prosciutto e del wurstel darà la possibilità di fare partire richieste di risarcimento contro le ditte della ristorazione collettiva da parte di chi ha avuto in famiglia un morto per cancro. E chissà quanti altri casi di gente che imputerà la perdita di un proprio caro al macellaio, alla sagra della salsiccia, al consorzio Prosciutto di Parma.
Ricapitolando, l’Oms ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore del colon-retto. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco.
Gli esperti hanno concluso che per ogni porzione di 50 grammi di carne lavorata consumati al giorno il rischio di cancro del colon-retto aumenta del 18 per cento. Ma lo stesso legame è stato osservato con i tumori del pancreas e alla prostata.
Meno a rischio le carni rosse non lavorate, inserire fra le probabilmente cancerogene, ma anche qui la possibilità di azioni risarcitorie diventa alta. Le carni lavorate, spiega l’Oms, includono le carni che sono state trasformate “attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione.