Ritorna mucca pazza?: “7 milioni di controlli, tutti negativi”
In merito al caso sospetto di “mucca pazza” in un paziente del Torinese, deceduto nei giorni scorsi, il Centro di Referenza per la BSE dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, ricorda che il contagio alimentare può essere accertato soltanto da esami effettuabili post mortem e di cui bisogna, pertanto, attendere gli esiti.
L’attività di sorveglianza sui bovini garantisce la massima sicurezza del prodotto alimentare di origine animale che arriva sulle nostre tavole. Dall’inizio della sorveglianza (Gennaio 2001) sono stati effettuati oltre 7 milioni di test rapidi su bovini prima del loro ingresso nella catena alimentare. Non solo, si è applicata costantemente l’eliminazione delle parti animali edibili che potrebbero essere contaminati con l’agente della malattia (prione). «L’efficacia delle misure di controllo intraprese – spiega Maria Caramelli, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Torin, che è centro di riferimento nazionale per mucca pazza – è testimoniata dal drastico decremento dell’incidenza della Bse (morbo della mucca pazza) nel nostro Paese e in tutta Europa: l’ultimo caso in un bovino è stato identificato oltre 4 anni fa. I 145 casi complessivamente riscontrati in Italia sono uno dei numeri più bassi registrati tra i Paesi dell’Unione Europea».
Il sistema di sicurezza italiano è stato riconosciuto così efficace da ottenere il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale. «Nessun allarme pertanto – afferma ancora Maria Caramelli – e una sicurezza assoluta per il consumo di carni bovine nel nostro Paese, ora come dieci anni fa. Ma, vista la comparsa della malattia in allevamenti bovini in altri continenti, quali Asia e Sudamerica, la sorveglianza deve comunque mantenere standard elevati per intercettare anche le eventuali forme atipiche di Bse e garantire il massimo livello di protezione dei cittadini».