La ristorazione piemontese ferma la crescita
Dopo la lieve contrazione subìta nei primi tre mesi del 2014, nel periodo aprile-giugno il fatturato (a valori correnti, iva esclusa) delle imprese piemontesi del commercio al dettaglio in sede fissa e della ristorazione ha registrato una variazione del +1,1% rispetto allo stesso trimestre del 2013. A fronte di una sostanziale stazionarietà degli esercizi di vicinato del commercio al dettaglio e della somministrazione, si registra, però, un miglioramento delle performance delle medie e grandi strutture.
La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio 2014 con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2014 e ha coinvolto 982 imprese piemontesi dei settori del commercio al dettaglio in sede fissa e della ristorazione, per unvolume d’affari complessivo pari a circa 3,4 miliardi di euro.
“I dati del secondo trimestre dell’anno confermano ancora una volta come le imprese del commercio al dettaglio e della ristorazione risentano ancora degli impatti negativi della crisi sulla domanda interna – ha dichiarato Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte -. La situazione stagnante del mercato del lavoro e la forte debolezza del potere d’acquisto delle famiglie hanno inevitabili ripercussioni negative sulle vendite al dettaglio, soprattutto dei piccoli esercizi di vicinato che rappresentano ancora uno dei capisaldi per le economie dei territori. Segnali di ripesa arrivano, invece, dalle medie e grandi strutture di vendita. Le nostre imprese e i cittadini non possono aspettare ancora: hanno bisogno di quella fiducia che può arrivare da un progetto nazionale, in stretto accordo con gli enti presenti sul territorio, di rilancio dei consumi interni”.
La disaggregazione per tipologia distributiva mette in luce come gli esercizi di vicinato e le attività della ristorazione abbiano manifestato, nel periodo in esame, un andamento del fatturato pressoché stabile (-0,1% per entrambi), mentre le medie e grandi strutture di vendita hanno registrato una variazione tendenziale positiva pari all’1,9%.
Scendendo nel dettaglio delle singole categorie merceologiche che compongono il complesso degli esercizi di vicinato, si rileva come il segno meno abbia risparmiato solo il settore della cultura e tempo libero, che ha realizzato un aumento tendenziale del fatturato pari a +2,4% rispetto al II trimestre 2013. Risulta pressoché stabile il fatturato generato dalla vendita di prodotti di abbigliamento (+0,1%), mentre si registrano flessioni dei rispettivi volumi d’affari nei settori alimentare (-1,1%), dei prodotti per la casa e ICT (-0,8%) e degli altri prodotti (-0,8%).
Il lieve incremento del fatturato non ha coinvolto tutte le realtà provinciali:Torino e Cuneo sono le province che concrettizzano le performance migliori, con aumenti dei volumi d’affari rispettivamente pari a +1,9% e +1,4% sul II trimestre 2013. Positive, ma di minor entità, anche le variazioni rilevate per le province di Vercelli e Alessandria (+1,0% e +0,4%).
Novara e Biella registrano il risultato peggiore, con contrazioni dei volumi d’affari rispettivamente pari a -1,3% e -1,2%, seguite dal Verbano Cusio Ossola e Asti con flessioni dello 0,8% e dello 0,3%.
L’aumento del fatturato si contrappone ai giudizi prevalentemente negativi sull’andamento degli altri indicatori congiunturali. Il 50% degli intervistati ha segnalato, per il trimestre in esame, una nuova flessione tendenziale degliordini ai fornitori, mentre solo il 10% ne ha constatato un aumento: il saldo di opinione risulta negativo per ben 41 punti, invariato rispetto al I trimestre 2014.
Lo scarto tra giudizi positivi e negativi risulta a favore dei secondi anche per quanto riguarda l’occupazione (-22 punti, a fronte dei -17 del I trimestre 2014). Va sottolineato, tuttavia, come per la maggior parte delle imprese intervistate (7 imprese su 10), il numero degli occupati sia rimasto sostanzialmente invariato rispetto al periodo aprile-giugno 2013.
Non sono rassicuranti le previsioni a breve termine formulate dagli imprenditori. Nel periodo luglio-settembre 2014 il fatturato sarebbe destinato ad aumentare, infatti, solo per il 16% degli intervistati, e a rimanere stabile per il 41%, mentre il 43% ne prevede un’ulteriore flessione: il saldo tra ottimisti e pessimisti risulta, così, pari a -27 punti, in peggioramento rispetto ai -10 punti della precedente rilevazione. I pessimisti superano di gran lunga gli ottimisti anche in riferimento agli ordini ai fornitori, mentre per quanto riguarda l’occupazione si rileva un generale orientamento alla stazionarietà.