Piemonte, la Regione vuole l’etichetta d’origine per il riso
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato, all’unanimità, una mozione per introdurre l’etichettatura d’origine obbligatoria per il riso. La mozione è stata proposta anche dalla maggioranza di centrosinistra su proposta dell’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero.
L’assessore ha attaccato l’industria risiera, «l’etichettatura è una strada fortemente osteggiata dall’industria, che specula su una piccola sovrapproduzione di mercato, riducendo i prezzi in maniera ingiustificata, perché questi prezzi non vengono ridotti al consumo. Ma nel mercato del riso gli attori sono pochi e potrebbero anche fare cartello. L’industria lo compra dove vuole, le importazioni sono aumentate e il consumatore acquista un marchio italiano credendo di comprare riso italiano, mentre non sempre è così con sicurezza».
Secondo l’assessore regionale all’agricoltura il ritorno dei dazi attraverso la clausola di salvaguardia è una risposta giusta all’emergenza, che è stata chiesta e sostenuta, ma l’etichettatura obbligatoria, voluta fortemente dalla Regione e chiesta all’UE dal governo con un decreto, è uno strumento fondamentale per il rilancio del settore.
La mozione è stata votata anche dalla destra. «Le logiche scellerate di liberalizzazione dei prodotti agricoli hanno fatto sì – dichiara Gian Luca Vignale, capogruppo in Consiglio Regionale del Movimento Nazionale per la Sovranità – che oggi vengano importate in Italia milioni di tonnellate di riso asiatico dalle multinazionali agroalimentari che poi vengono etichettate con marchi che inducono il consumatore a pensare di acquistare un prodotto italiano. L’unica vera e concreta soluzione è quella di introdurre dazi che limitino drasticamente l’importazione da altri paesi e prevedere l’etichettatura obbligatoria rispetto all’origine della coltivazione dei prodotti risicoli per dare certezza al consumatore circa la reale provenienza».
Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore ma ha visto respinta la proposta di unificare le 5 borse risi italiane (Vercelli, Novara, Mortana, Pavia e Milano)
«Potevamo giocare d’anticipo rispetto alla volontà politica del Ministero dell’agricoltura di ottenere l’unificazione delle borse del riso – ha dichiarato Gianpaolo Andrissi, consigliere Regionale M5S – Inoltre, si devono prendere provvedimenti anche contro la crescente diffusione di resistenze delle infestanti, segnalate da diversi agricoltori, dovuta alla coltivazione ormai da diversi anni sugli stessi campi del riso Clearfield. Una varietà brevettata e geneticamente resistenze ai pesticidi. Come per gli OGM queste piante di riso che non si potrebbero coltivare per più di due anni sullo stesso campo stanno trasferendo le resistenze agli erbicidi alle piante presenti in risaia
Tutto ciò impone agli agricoltori più trattamenti con diversi prodotti e maggiori costi in un momento in cui il riso viene venduto a 25 euro al quintale».
Al Consiglio regionale piemontese fa da spalla Alberto Cirio, forza Italia, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, «Ho proposto un’analoga mozione all’Assemblea regionale lombarda, perché Piemonte e Lombardia costituiscono più del 90% della superficie risicola coltivata italiana. Verrà approvata a Milano a giugno. Parallelamente raccoglieremo le delibere delle giunte comunali che decideranno di aderire alla mobilitazione. In autunno, poi, in occasione del prossimo accordo commerciale previsto questa volta con il Vietnam, porteremo tutti i sindaci italiani del riso al Parlamento europeo di Strasburgo, per chiedere al commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, di individuare soluzioni utili ed immediate a tutela di una delle nostre produzioni di maggiore qualità».