Piemonte, il diabete esce dall’ospedale
La Regione Piemonte vuole affrontare il diabete a partire dai medici di base e dai poliambulatori pubblici. Fermo restando le azioni di prevenzioni affidate soprattutto all’educazione alimentare.
«Solo ai casi più complessi va offerta la risposta specialistica ospedaliera – osserva l’assessore alla sanità Antonio Saitta – mentre per la cronicità serve una forte risposta del territorio. Sui presidi per diabetici è possibile ottimizzare le risorse garantendo la qualità. E su questo, contiamo sul contributo delle associazioni».
Le associazioni aderenti al coordinamento regionale delle persone con diabete (FAND, AGD e altre sigle aderenti) che rappresentano gli oltre 250.000 diabetici piemontesi hanno voluto rappresentare la situazione in cui versano i pazienti piemontesi di una malattia che è fortemente legata al regime alimentare ed è in crescita in tutti i paesi sviluppati.
Ma il diabete che interesse un numero sempre maggiore di cittadini non trova una rete sanitarie che le associazioni possano definire soddisfacente.
«Ho avuto modo di spiegare ai rappresentanti delle associazioni che abbiamo iniziato il lavoro sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, che necessariamente richiederà un’integrazione tra il lavoro dei medici di medicina generale e le ASL e una ridefinizione del ruolo stesso dei medici di medicina generale. Abbiamo anche trattato il tema del rimborso dei presidi diagnostico-terapeutici (come le strisce): come Regione siamo convinti che si possano ottimizzare le risorse senza fare passi indietro sulla qualità e auspichiamo che le associazioni possano dare un loro contributo per il raggiungimento di questo obiettivo».