Piemonte e Francia, progetto sui vini di montagna
Nuove prospettive di visibilità e di promozione commerciale per i vini di montagna dei due versanti delle Alpi Occidentali.
E’ giunta infatti alla conclusione l’iniziativa transfrontaliera “Vin’Alp”, avviata nel 2012 dagli Enti locali torinesi e francesi. Il progetto di cooperazione ha coinvolto laProvincia di Torino, la Scuola “Malva Arnaldi” di Bibiana, il Consiglio Generale della Savoia, la Camera Dipartimentale d’Agricoltura della Savoia, il Consorzio Regionale dei Vini di Savoia, la Comunità dei Comuni “Cuore di Maurienne”, il Comune di Montmélian e il Parco Naturale Regionale della Chartreuse.
Le attività svolte nell’ambito del progetto “Vin’Alp” sono state rivolte alla caratterizzazione dei “terroirs” e al mantenimento e messa in valore del patrimonio genetico dei vitigni autoctoni.
Le attitudini dei vitigni a torto considerati “minori” sono state oggetto di una riscoperta fondata su di un’analisi scientifica, basata sulla consapevolezza che il legame storico e culturale con il territorio – indispensabile per l’espressione della tipicità – e le peculiarità viticolo-enologiche sono un patrimonio che merita apprezzamento nel presente e credito per il futuro.
La Provincia di Torino ha sperimentato alcune innovative modalità di vinificazione, come la produzione dei vini speciali con uve parzialmente appassite.
Il lavoro è stato guidato dal proposito di fornire alle cantine elementi utili a progettare lo sviluppo di prodotti enologici diversi da quelli tradizionali, consentendo la diversificazione e la qualificazione dei vini delle vallate alpine torinesi nel vasto panorama produttivo.
Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, sono state indagate le attitudini delle uve alla produzione di vini speciali: passiti, sforzati e fortificati, ottenuti dai vitigni autoctoni Avanà, Chatus, Nebbiolo e Malvasia moscata.
A conclusione dei lavori si può affermare che la Malvasia moscata, uva presente nelle vallate del Pinerolese, si è dimostrata idonea a produrre peculiari vini fortificati, mentre il vitigno Chatus, diffuso nell’arco alpino occidentale è adattabile alla tecnica di vinificazione analoga a quella utilizzata per lo “sfursat”. Inoltre, per migliorare le condizioni di disidratazione dei grappoli, vengono testate nuove tecnologie per controllare lo sviluppo delle popolazioni microbiche sfavorevoli alle uve in passitura.
Nell’ambito del progetto VIN’ALP, la Scuola “Malva Arnaldi” di Bibiana – centro di ricerca e sperimentazione agraria nei cui vigneti sono conservati decine di vitigni minori autoctoni della fascia pedemontana piemontese – ha operato per arricchire la propria collezione di germoplasma con vitigni autoctoni dell’intero arco alpino franco-italiano, assumendo una dimensione transfrontaliera ed europea. Il lavoro di recupero e conservazione è stato perfezionato con la caratterizzazione dei dati fenologici e delle performance agronomiche ed enologiche di vitigni rari.
Nello spirito di cooperazione del progetto e per assicurare la conservazione del materiale genetico, alcune piante sono state trasferite negli omologhi campi collezione gestiti da partner francesi.