Petrini, «Terra Madre lascia il Valentino, ma sarà sempre per le vie di Torino»
Terra Madre non si farà più al Valentino. L’edizione 2018 farà a meno del parco storico nato con le grandi esposizioni internazionali tra fine ‘800 e primi del ‘900, cuore della manifestazione chiusa con successo lo scorso 26 settembre. Lo ha annunciato, oggi, a Torino, lo stesso Carlo Petrini, presidente di Slow Food international, nel corso di un convegno dedicato alle ricadute di questa prima edizione svoltasi completamente all’aperto, nelle piazze storiche della città e, appunto, al parco del Valentino.
Slow Food risponde così alle perplessità sugli usi degli spazi aulici, avanzate dalla Soprintendenza e da alcuni ambienti culturali della città, che a Torino stanno rendendo la vita difficile a manifestazioni tradizionali di grande richiamo e molto gradite dai torinesi, come appunto Terra Madre.
«Viste le polemiche sugli spazi aulici – ha detto Petrini – Non useremo più il Valentino ma vorrei che almeno ci venisse riconosciuto che, un parco nato con un’esposizione universale, è stato trattato bene e, soprattutto, è stato lasciato pulito».
Dove verranno recuperati gli spazi per le centinaia di espositori che avevano trovato posto nei viali del Valentino?
«Dovremo sperimentare nuovi luoghi, ne approfitteremo per portare Terra Madre nelle periferie – rilancia Petrini – Dovremo andare in quei quartieri dove nascono orti di comunità e mercati della terra, questo sarà proprio il modo per abbracciare il messaggio di Terra Madre».
All’annuncio, Petrini aggiunge una proposta: creare una rete delle “città di Terra Madre”, un po’ come le reti dei comuni gemellati con città straniere o quelle dei comuni fioriti, con tanto di logo e di cartelli all’ingresso dei centri abitati.
«Sono ben 44 le città del Piemonte che da diverse edizioni si offrono per ospitare delegati di Terra Madre provenienti da tutte le parti del mondo. Sono Comuni dove le famiglie e le associazioni da anni si fanno in quattro per accogliere nel migliore dei modi contadini che poi tornano nei loro paesi e raccontano di come sono stati bene accolti in Piemonte. Questi comuni li dobbiamo istituzionalizzare come “Città di Terra Madre” in modo che si possano gemellare con altre realtà del mondo e che abbiano sulle strade un cartello “Città di Terra Madre”. Un messaggio che parla di una città che si mobilita. E se tutti si mettono “a fare comunità per le comunità” compiono un atto politico e culturale. Un atto che non sono dimostra che non è vero che i piemontesi siano chiusi. Ma che Terra Madre veicola relazioni, vere, anche personali. Dove nascono amicizie che diventano durature nel tempo. Una risorsa straordinari che deve essere messa a valore, in un momento in cui abbiamo un grande bisogno di costruire reti di rapporti di scambio personale in cui, anche noi, abbiamo la possibilità di ricevere moltissimo».
In ogni caso, complice anche un fine settembre con clima estivo, dalla prima edizione diffusa Terra Madre, ne esce rafforzata. Con i suoi visitatori stimati tra 800 mila e un milione in cinque giorni, non tornerà più nel chiuso del Lingotto, ma sarà sempre nelle vie di Torino.
La città della Mole, quindi, con Slow Food vedrà rafforzata l’immagine di capitale del dibattito culturale e politico sul cibo.
Ma, avverte Petrini, il successo è dovuto proprio all’unicità di Terra Madre.
«Se domani facessimo il più grande e il più bel salone del cibo non sarebbe la stessa cosa. Tutte le città vogliono diventare “la” capitale del cibo. Pensano di poterlo fare portando qualche chef stellato e un bel po’ di alimenti da vendere per strada. Ma Terra Madre non è solo questo. Terra Madre porta con sé vere relazioni di comunità, è questa assise che mette in sicurezza l’evento. Non ci interessa un evento generico sul cibo. Torino e il Piemonte sono identificati come il centro di una rete mondiale, il punto di ritrovo di queste “nazioni unite dei contadini”. È questo il vero valore aggiunto».
Le ricerche condotte con il progetto Seed, dall’Università di Torino, dall’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (CN) e da Turismo Torino, hanno evidenziato che l’edizione diffusa ha avuto un impatto economico sulle attività di Torino stimato tra i 28 e i 38 milioni di euro.
Quindi, il messaggio sotteso, è che la Città è caldamente invitata a investire ancora di più su Terra Madre. Anche perché, come ha sottolineato ancora Petrini, Torino si trova ad essere capitale di una rete che, nel tempo, si è consolidata in maniera tale che oggi, in molti Paesi, ha persino voce in capitolo rispetto alle politiche di sviluppo. E per questo, con Terra Madre, tutto il mondo parla di Torino. Mentre, non accade lo stesso con un’altra manifestazione per la quale Torino si spende molto e che a settembre ha lasciato anche un vuoto di identità e di ottimismo, quel Salone del Libro che è un caso politico cittadino più che un grande evento mondiale.