Osserviamo le feci, ci dicono se stiamo bene col nostro corpo
Troppo chiare o troppo scure, troppo molli o troppo puzzolenti, oppure belle sode o verdastre: a modo loro, le nostre feci ci dicono quando il nostro corpo non funziona come si deve. E ci dicono se sappiamo coccolarci facendo attenzione a cosa mangiamo.
All’ospedale San Luigi di Orbassano (TO), il Laboratorio di patologia clinica e microbiologica, diretto dalla dottoressa Giuseppina Viberti, analizza, tutti i giorni, campioni di feci, e, tutti i giorni, scrive i suoi referti che dicono molto sullo stato di salute del paziente ma anche su come il paziente si vuole bene attraverso la corretta scelta di cosa mangia.
«Dobbiamo sempre ricordarci – spiega Giuseppe De Renzi, responsabile delle analisi microbiologiche del laboratorio – che il nostro apparato intestinale non solo è il sistema più esteso del nostro organismo ma è anche quello che cattura tutto ciò che passa. Un sistema che è colonizzato da miliardi di batteri aerobi e anaerobi di ceppi anche molto diversi, adattati, nell’evoluzione, a convivere con il nostro cibo. In pratica il nostro apparato intestinale è vivo ed è influenzato dall’esterno».
La prima cosa che si guarda in un laboratorio analisi è il colore delle feci. Lì fanno quello che, istintivamente, facciamo tutti noi quando ci alziamo dal water e diamo un’occhiata curiosa al prodotto di quel particolare momento di relax.
Osservare le nostre feci è un atto normale che ci portiamo dietro fin dall’Età delle caverne.
«È il primo esame che effettuiamo su noi stessi: un tempo cercavamo di vedere tracce di vermi o di sangue, oggi non ci facciamo caso ma guardiamo sempre».
E la prima cosa che ci salta all’occhio è il colore.
«Le feci di una persona in salute devono essere di un colore tra il marrone e il verdastro. Il marrone è dato dalla digestione/degradazione della bile, il liquido secreto dal fegato che serve a digerire i grassi. Quando abbiamo la diarrea e le scariche sono frequenti la bile non ha il tempo di essere degradata e le feci sono più verdine. Ma il verde delle feci di un organismo in forma è dato dalle clorofille dei vegetali a foglia».
I colori che devono fare preoccupare sono il bianco e il rosso.
«È vero che il rosso può essere dato da pigmenti di alcuni vegetali come il pomodoro e soprattutto la barbabietola o la rapa rossa, ma può anche rivelare sangue che si è caricato (per la presenza di polipi o emorroidi) nel tratto finale dell’intestino dove non riesce più ad essere metabolizzato. Quando il sangue entra nelle feci prima, magari nella zona alta dell’intestino, l’apparato digerente fa ancora in tempo a ossidarlo e le feci si presentano con un colore molto scuro. Il nero può dunque essere un sintomo di emorragia nello stomaco o nel duodeno. Il bianco, invece, è una colorazione rara che è portata dalla mancanza di bile nella digestione per calcoli alla colicisti o per altre ostruzioni. Il colore giallo è dato da un cattivo assorbimento dei grassi. E non è mai una cosa normale: i grassi non dovrebbero mai essere presenti nelle feci se non in quantità minime».
La consistenza è forse l’aspetto delle feci che più è influenzato dalla nostra dieta. «Una dieta vegetariana produce escrementi più poltacei e meno duri. In questo caso, le feci sono ricche di fibre, soprattutto di cellulosa, che il nostro organismo non è in grado di digerire (a differenza degli animali erbivori). Le fibre, per osmosi sono in grado di trattenere molta acqua e quindi le feci sono più molli. L’ingestione di vegetali, tra l’altro, aumenta il volume e la frequenza delle evacuazioni».
La consistenza dura è, al contrario, un indizio di una dieta carnivora. «La digestione della carne, senza fibre vegetali, porta a feci caprine, ad agglomerati di palline, oppure feci lunghe e sode.
Nelle feci sono spesso presenti residui vegetali, residui di fibre muscolari della carne, semi di frutti e pollini che ingeriamo con i cibi.
Se galleggiano è imprigionato del gas; se vanno subito a fondo nell’acqua del water è perché hanno la consistenza delle feci ricche di residui di proteine carnee.
Poi c’è l’odore. «Le feci di una dieta vegetale puzzano meno. Le feci che puzzano di più sono quelle di un pasto ricco di proteine o carboidrati. Ma l’odore forte dipende anche dalla cattiva digestione dei grassi e degli amidi e dalla buona presenza di flora batterica che può innescare più o meno fenomeni putrefattivi soprattutto nella digestione di proteine e amidi. Non dipende, invece, dal tempo di stazionamento nel tratto finale dell’intestino. Feci trattenute a lungo sono solo più dure per via del riassorbimento dell’acqua ma non necessariamente puzzano per un’azione più prolungata dei batteri della putrefazione. Ma, appunto, le feci migliori, quelle che ci dicono che abbiamo una digestione in piena forma, sono quelle che non puzzano troppo e che hanno consistenza intermedia. Sono il segno che i batteri dell’intestino hanno lavorato bene tutti, sia quelli che digeriscono le fibre muscolari animali sia quelli che digeriscono i vegetali. «Noi siamo animali onnivori e anche se sono possibili diversi tipi di regime alimentare, si ritiene che il più equilibrato sia proprio quello che utilizza sia carni che vegetali».
Nella qualità delle feci e per il nostro benessere è importante le regolarità intestinale. «Molto spesso lo stimolo ci assale quanto abbiamo appena terminato un pasto. È il “riflesso gastrocolico”, che arriva quando l’organismo che si prepara ad iniziare un nuovo ciclo digestivo. Del resto, non per nulla, i romani avevano le latrine nella stessa sala da pranzo. Oggi, invece, abbiamo ritmi diversi, che ci impediscono di andare in bagno mentre stiamo finendo di mangiare. Così sarebbe importante insegnare ai bambini almeno la postura giusta della defecazione».
Così si scopre che il modo migliore per andare al wc non è la comoda seduta sull’asse della tazza ma accosciarsi sul wc alla turca. «Stando seduti dobbiamo spesso sforzarci e spingere, invece rannicchiati su un buco esercitiamo più pressione sull’ampolla rettale, una zona che è ricca di terminazioni nervose, e che propaga lo stimolo, aiutandoci ad espellere».
Sarà, ma vuoi mettere una comoda e rilassata meditazione su noi stessi e sulla vita, il sogno di un bel weekend o di fantastiche vacanze, oppure la lettura di quel libro che è lì a fissarci da almeno un anno e che leggiamo con calma, mentre il nostro corpo ci asseconda e ci dona il piacere ancestrale di fare la cacca?
Ottimo, io adoro cagare e alla fine contemplare soddisfatto gli stronzi colossali che affondano lentamente nell’acqua del water.
Di tanto in tanto , (ogni 1/2 mesi o quantomeno quando lo noto ) vedo allo scarico dell’acqua galleggiare un non so chè a forma e dimensioni di oliva esternamente di colore vivace tendente al beige-arancio ,viscido , morbido e al sezionamento è formato da una sorta di pasta morbida bianco latte. Tenuta all’aria e non a bagno nell’acqua si essicca e diventa di dimensioni molto puù piccole e dura. Avete una mezza idea di cosa si tratta ? Ho fatto delle foto.
Questo è un sito giornalistico, dovresti chiedere a un gastroenterologo