Ogm, in Europa il muro inizia a scricchiolare
Una “non decisione” attesa, quella del Consiglio europeo di oggi sugli Ogm.
Dopo il pronunciamento contrario del Parlamento di Strasburgo oggi toccava al tavolo dei 27 Stati membri prendere una decisione sul via libera alla coltivazione del nuovo mais 1507 dell’americana Pioneer.
Ma nel Consiglio non si è raggiunta la “maggioranza qualificata”, tra le proteste soprattutto della Francia che chiedeva un voto contrario senza tentennamenti.
E visto che non c’è stata la maggioranza qualificata ora la decisione passa alla Commissione europea, il governo Ue che potrebbe turarsi il naso aprire le porte, per la prima volta, alle coltivazioni geneticamente modificate. Questo, nonostante 19 Stati membri si siano espressi contro l’autorizzazione, compresa l’Italia.
Se la Commissione dovesse votare a favore si creerebbe un nuovo precedente dopo le prime tentennanti sperimentazioni, poi quasi del tutto bocciate dagli Stati che possono opporre delle “clausole di salvaguardia” a difesa delle proprie coltivazioni tradizionali.
Oggi sono rimasti solo 5 su 27 i paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm nell’ Unione europea, con appena 129mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2012. Una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa.
Ma ora, con la pressione delle multinazionali e con il nascere di posizioni più “laiche” dentro il mondo agricolo la musica potrebbe cambiare.
Per ora, comunque, le associazioni agricole italiane promettono battaglia chiedendo di rispettare la posizione contraria della stragrande maggioranza dei cittadini europei.
“Gli Ogm sono incompatibili con l’agricoltura italiana – sottolinea la Cia- L’omologazione a cui gli Ogm conducono metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale dell’enogastronomia italiana. Veri e propri gioielli del “made in Italy” che da un lato sono autentiche calamite per il turismo enogastronomico, un comparto che vale 5 miliardi, dall’altro contribuiscono a far volare l’export agroalimentare nel mondo, con cifre da record che a fine 2013 hanno sfiorato a 35 miliardi di euro”.
“Sarebbe del tutto assurdo e contrario allo spirito comunitario – ribatte la Coldiretti – un eventuale via libera della Commissione Europea e del commissario Borg alla coltivazione del mais ogm 1507 di fronte alla contrarietà della maggioranza dei Paesi Europei e dell’Europarlamento, come pure di quasi due cittadini europei su tre che si oppongono alle coltivazioni biotech”.