Ogm, il via libera della Serracchiani fa arrabbiare tutti
È uno dei volti più noti tra quelli che vogliono un Pd nuovo, e da sempre fa dell’ambiente, dell’economia green e dei diritti, tra cui, quello ad avere cibi sicuri, una sua bandiera. Ma ora che è presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani fa arrabbiare proprio una parte il mondo che l’ha sostenuta. Quel mondo che sperava in una svolta ambientalista nella giuda della Regione ad iniziare dalle scelte ferme contro gli Ogm. Invece ha lasciato che in Friuli si aprisse una falla nel muro anti Ogm eretto da ambientalisti, agricoltori e industrie della trasformazione del prodotto tipico. Proprio in Friuli è stata portata fino al raccolto la prima coltivazione Ogm di mais Monsanto, a colpi di ricorsi e decreti. Una determinazione che ha visto uno scontro con il Ministero delle politiche agricole retto da una di destra, la ministra Pdl Nunzia Di Girolamo, contraria agli Ogm.
Dopo lo scandalo del primo raccolto legale di mais Ogm in Friuli la Coldiretti rinfaccia alla Serracchiani di avere messo la testa sotto la sabbia. E ora la task force per un’Italia libera dagli Ogm scrive alla presidente del Friuli una lettera al vetriolo. Coldiretti e la task force ricordano che il Ministero aveva bloccato con decreto la coltivazione incriminata. Ma la Regione l’ha poi autorizzata fino al raccolto. E ora si è scoperto che quella coltivazione ha contaminato i campi intorno.
“Nessun varco poteva aprirsi al divieto, esteso per diciotto mesi, di messa a coltura della varietà di mais MON810 nell’intero territorio dello Stato – ricorda ora la Coldiretti – Perché redigere un’ordinanza di autorizzazione alla raccolta di mais – chiede la coalizione per una Italia libera da Ogm – senza neppure citare la decisione del Governo e tenerla nascosta o, ancora, perché non discutere dell’adozione di eventuali regole di coesistenza all’interno del tavolo aperto a tutte le associazioni secondo quanto previsto dalla legge regionale in materia? Non ritiene che sottrarsi al confronto e rispondere alle domande che molti cittadini e associazioni continuano a porsi intorno ai rischi di contaminazione, possa essere interpretato come una rinuncia all’ impegno civile di agire per il bene comune, o addirittura essere ricondotto a quel sipario oscuro che copre, da sempre, il tentativo di liberalizzare l’impiego degli Ogm al riparo da regole di etichettatura, tracciabilità, tutela della biodiversità?”
“Per quanto ci riguarda – conclude la task force – confidiamo che, alla fine, non prevalgano comportamenti provocatori o irresponsabili ma, in ragione di ciò, le chiediamo di condividere un percorso comune e coordinato con i ministri che hanno adottato il decreto, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Corpo forestale dello Stato che ha già anticipato l’avvenuta contaminazione in campo”.