Moscato, il lato oscuro della vendemmia, minacciato giornalista
Non doveva più succedere. Invece alla faccia dei protocolli legalità, in più nell’anno di Expo, anche la vendemmia 2015 del moscato è macchiata dall’infamia del caporalato e delle bidonville in cui si ammassano gli stranieri lavoratori stagionali.
E ora arrivano anche le minacce ai giornalisti.
Riccardo Coletti, collaboratore della “Stampa”, ha raccontato sul suo giornale il dramma dei “migranti della vendemmia” sfruttati dai “caporali”, della manodopera in nero tra le vigne del Moscato d’Asti. Per giorni, da cronista, ha cercato nelle piazze e nelle strade di Canelli bulgari, macedoni, marocchini, albanesi. E’ andato a vedere dove alloggiano, ha parlato con loro, ha documentato anche con fotografie le miserabili condizioni in cui dormono dopo il lavoro, su pubbliche panchine o ammassati nelle tende tra i boschi.
Poi qualcuno ha danneggiato la sua automobile e a Coletti è capitato, mentre rincasava, di essere minacciato da due uomini. Scesi da una BMW che aveva la targa coperta, con accento straniero gli hanno detto: “Tu, finché c’è la vendemmia, a Canelli non ci devi più venire”.
Secco il comunicato delle organizzazioni dei giornalisti piemontesi.
“L’’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e l’Associazione Stampa Subalpina – scrivono Ordine e Sindacato – esprimono indignazione per l’accaduto e piena solidarietà al collega Coletti. Ringraziano le forze dell’ordine per il pronto avvio delle indagini seguite alla sua denuncia.
Raccomandano la massima vigilanza affinché ogni giornalista possa svolgere fino in fondo le sue inchieste e affinché il lavoro di Coletti e degli altri cronisti sul fronte dello scandaloso caporalato possa proseguire e portare risultati di informazione e civiltà.
Invitano tutte le pubbliche autorità a non sottovalutare segnali e a fare tutto il possibile per fermare, in luoghi così civili, fenomeni indegni”.