Miele italiano, il 2016 inizia in salita
Il miele italiano è in crisi. A segnalarlo è Coldiretti, a seguito dell’analisi dei dati ISTAT relativi ai primi 5 mesi del 2016. Basti pensare che le importazioni dall’estero sono aumentate del 13 per cento. Spuntano quindi barattoli di miele cinese, ungherese e rumeno, che hanno superato la produzione nazionale. Se nel 2015 gli arrivi di prodotto straniero hanno raggiunto il massimo di sempre – ricorda Coldiretti -, salendo a quota 23,5 milioni di chili, il 2016 vede così aggravarsi il fenomeno, con il 20 per cento del prodotto straniero che arriva peraltro dalla Cina, dove è consentito l’uso del polline Ogm, così come in Romania, paese che si colloca nella classifica dei principali esportatori in Italia, guidata da un’altra nazione dell’Est, l’Ungheria.
Inevitabilmente aumenta anche il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria . La parola Italia deve quindi essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionalem mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Se, invece, proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
Il problema rimane però quando il miele viene usato come ingrediente, ad esempio nei biscotti o nei dolci. In questi casi la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta. I danni vanno a colpire un settore, che, come rivela Coldiretti, in Italia conta circa 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro.