Se McDonald’s si converte alla carne piemontese
Dopo le mense scolastiche torinesi anche McDonalds si converte alla carne di razza piemontese. Da 5 giorni è nel menù italiano del più grande fast food del mondo il “Gran Piemontese”, panino con hamburger di carne di razza piemontese. Dal suo arrivo nei 473 McDonald’s italiani, sono già stati venduti 250.000 panini, il 20% in più rispetto alle previsioni.
Si tratta di un’operazione sperimentale che segue il successo dell’hamburger di Chianina che in 2 settimane ha raggiunto gli obiettivi di vendita che McDonalds si era posta in 3 settimane
Per ora, sono stati acquistati da McDonalds 360 capi di vitelloni maschi sotto i 24 mesi, attraverso un accordo con Inalca del gruppo Cremonini.
Una trattativa condotta per la prima volta direttamente dal Consorzio Coalvi, storico marchio che tutela la razza piemontese con una ricaduta sull’allevamento di Piemontese di circa 1 milione di euro. Una cifra che, a questo punto costituirà sicuramente la parte principale del fatturato delle 55 aziende zootecniche che hanno aderito, sparse tra le province di Cuneo, Torino e Asti.
Ma l’accordo, propiziato da Coldiretti, non ha solo questo immediato ritorno economico, è soprattutto un formidabile trampolino di lancio per la commercializzazione dei capi di razza Piemontese, un prodotto di nicchia, che, nel suo piccolo, è comunque rappresentato da oltre 300mila capi. La carne di Piemontese si conosce soltanto in Piemonte. Ora, dai 26 ristoranti che fino a oggi offrivano questo prodotto ai propri clienti di cui solo uno fuori del Piemonte, si bassa in un colpo solo a 500 ristoranti McDonalds sparsi in tutta Italia che faranno conoscere la carne di Piemontese e che esporranno il marchio. Una campagna che, vista la frequentazione dei MacDonalds, farà conoscere questa carne a basso contenuto di grassi e di colesterolo soprattutto al pubblico giovane e alle famiglie.
E attraverso il panino “Gran Piemontese”, McDonalds consolida l’immagine nazionale del Piemonte come terra da visitare per il suo cibo. Lo spot televisivo per il nuovo panino con le frasi in dialetto e l’enfasi posta sul Piemonte terra di eccellenze della terra, è così anche uno spot per il Piemonte.
La conversione della McDonalds verso i prodotti tipici italiani è quello che la nostra agricoltura di nicchia aspettava. Perché i produttori è a questi numeri che vogliono arrivare.
“Se la sperimentazione avrà successo – ci ha confermato Emanuela Rovere, direttrice marketing di McDonalds Italia – la riproporremo e poi, chissà, potremo anche trasformare il “Gran Piemontese” in un prodotto consueto dei nostri ristoranti, come è già successo per il Parmigiano Reggiano che è stato il primo prodotto tipico italiano che abbiamo proposto, tra mille diffidenze, e oggi è stabilmente nei menù italiani e europei”.
La svolta verso il tipico di McDonalds arriva nel 2008. Dopo gli anni della prima moda per il McDonalds e gli anni del consolidamento, la clientela inizia a manifestare una maggiore propensione per la qualità. In pratica, se McDonalds non è riuscito a imporre il suo modello agli italiani, ora prova a mediare.
“La presenza di 20 prodotti tipici italiani nei nostri menù, dalla mozzarella all’olio, dall’aceto balsamico al salame di Calabria – ha continuato Emanuela Rovere – fa parte di una strategia di riposizionamento sul mercato europeo, da “Fast Food” a “Good Food Fast”. Abbiamo deciso si spostare il baricentro della nostra offerta verso il “good food”, perché ce lo chiede il mercato italiano e ce lo chiede il mercato europeo. A differenza degli Usa, in Italia e in paesi europei come la Francia e la Spagna il pubblico ha una cultura alimentare più evoluta e ha una grande attenzione per la qualità. Gli italiani vogliono riconoscere gli ingredienti, e li valutano con la forza della tradizione”.
Una svolta che è in grado di cambiare completamente la fisionomia del mercato dei prodotti tipici. Anche se a questo punto non diventano più “di nicchia” ma di massa. “Da tempo la carne che utilizziamo è al 100 per cento italiana. Una grande opportunità per gli allevatori italiani ai quali non imponiamo nulla se non la qualità del prodotto e la disponibilità alla tracciatura. La nostra filosofia è questa: avviamo il rapporto con i produttori, quasi in punta dei piedi, senza essere invasivi. Anche per non ingenerare aspettative nel caso le sperimentazioni dovessero rivelarsi non soddisfacenti. Poi, se il prodotto trova il favore dei clienti, rendiamo stabili le sperimentazioni, magari riproponendo queste campagne”.
Per gli allevatori di razza Piemontese meglio di così non poteva andare. “Fare un accordo con un’organizzazione mondiale come McDonalds era l’operazione migliore che si potesse fare – ha dichiarato Carlo Gabetti, presidente del Consorzio Coalvi – Per noi è anche un segno di maturità per un grande prodotto di tradizione italiana che finora era poco conosciuto fuori dal Piemonte”.