Marijuana di Stato e food, un business da 1,4 miliardi
La “cannabis di Stato” potrebbe generare un business di 1,4 miliardi di euro garantendo 10 mila posti di lavoro anche nel settore alimentare e degli integratori.
Il dato economico parte dal primo raccolto di cannabis terapeutica “di Stato”, prodotta allo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, incaricato per la prima volta dai ministeri della Salute e della Difesa lo scorso anno di dare vita a una coltivazione di piante di marijuana destinato all’uso terapeutico.
Grazie alle tecnologie e al sistema di rigoroso controllo impiegato nella struttura militare toscana, si è riusciti ad ottenere, dal primo raccolto di 80 piante, 130 grammi di principio attivo, un quantitativo ben superiore ai 30 grammi delle normali coltivazioni.
La cannabis dell’Istituto farmacologico militare è quasi cinque volte più efficace, più potente di quella che di solito si trova in circolazione. Se il raccolto ordinario previsto per settembre confermerà queste premesse, lo Stato potrebbe essere in grado di soddisfare non solo le esigenze terapeutiche italiane, ma anche parte di quelle europee. Infatti, l’obiettivo è di raggiungere una produzione di circa 100 chili quanto, in realtà, il fabbisogno nazionale è solamente di 70 chili. Il restante andrebbe tutto in esportazione.
Ade esultare è addirittura la Coldiretti. La più grande organizzazione italiana degli agricoltori vede nella cannabis un prodotto ad alto valore aggiunto che può rappresentare una nuova possibilità di sviluppo per molte aree agricole italiane, soprattutto nel centro-sud.
La cannabis ottenuta una volta ricevute le autorizzazioni, potrà essere consumata come decotto in barattoli da 5 mg, da sciogliere in acqua e assumere come fosse un tè ma non si esclude che vengano in futuro preparati farmaci con principio attivo della cannabis ricavando oli o prodotti per aerosol.
Di certo può essere interessata anche l’industria alimentare così come quella degli integratori alimentari. La cannabis è un prodotto molto versatile tanto da essere usato anche come ingrediente per molti alimenti come biscotti o torte oppure birre artigianali. Le ricette, per ora, sono ancora quelle che dagli anni ’60 circolano con il passaparola tra consumatori di marijuana e hashish, ma se l’ingrediente fosse legalizzato potrebbero mettersi in gioco chef e tecnologi alimentari per inventare nuovi preparati. Naturalmente occorrerà tenere conto del principio attivo psicotropo che può essere estremamente pericoloso per chi guida o chi compie lavori e operazioni a rischio sicurezza. Le dosi autorizzate dovrebbero perciò essere forse più basse dei prodotti contenenti caffeina, teina o teobromina gli alcaloidi lontani parenti della cocaina presenti nel caffè, tè e cacao.
In ogni caso, bisognerà, però, aspettare ancora un po’ prima di poter preparare anche soltanto nelle proprie case questi alimenti perché in Italia la preparazione di questi cibi è considerata ancora illegale.
S.C.