L’idea di tutela della salute che divide Europa e Usa
Lo scontro Ue contro Usa sulla carne agli ormoni parte da una diversa visione della sicurezza alimentare.
Dietro la guerra dei dazi, almeno per la parte che riguarda il food e in particolare la carne, c’è il cosiddetto “principio di precauzione” il concetto base della sicurezza sanitaria europea che non è accettato dalla mentalità degli americani, più liberista. In Europa basta che ci sia una concreta possibilità che un alimento possa fare male per essere vietato. È, appunto, il principio di precauzione: non sono ancora sicuro che faccia male, ma, nel dubbio, è meglio che non sia messo in vendita.
In America, al contrario, per essere ritirato dal commercio un prodotto alimentare non basta che sia “sospettato” di nuocere alla salute: deve essere dimostrato che faccia assolutamente male. In questo modo, ogni anno, negli Usa vengono immessi nuovi ingredienti, nuovi additivi, nuovi alimenti tecnologici che magari saranno banditi dopo 10-20 anni quando con qualche morto e qualche class action andata a buon fine le autorità sanitarie avranno tutti gli elementi per stabilire con certezza che fanno male.
Il sistema Usa mette avanti la buona fede delle imprese per non rallentare l’innovazione. Il sistema europeo vuole, invece, “educare” il sistema economico imponendo, in via preventiva, regole che negli Usa sono ritenute inutili inciampi statalisti.
A questa visione appartengono le norme sul principio di precauzione.
Così, quando l’Europa ha bandito la carne agli ormoni della crescia gli Usa ritenevano il mero principio precauzionale non sufficiente, esigendo prove scientifiche di un concreto danno alla salute. Su questo scontro culturale si è consumata l’autorizzazione dell’Organizzazione mondiale del commercio a imporre sanzioni commerciali ritorsive sui prodotti provenienti dall’Ue.
Il resto è pura guerra commerciale. Come è noto, nel maggio 2009 l’Unione europea ha acconsentito all’importazione di carni dagli Usa a patto che fosse garantito che non fossero trattate con ormoni della crescita. In pratica l’Europa apriva i suoi grandi mercati alla carne americana venduta a prezzi inferiori ma senza retrocedere sul principio di precauzione. A patto che gli Usa rimuovessero i dazi ritorsivi, dandosi tre anni di tempo per ottenere il libero commercio.
Poi non se n’è fatto nulla: la quota di carne ammessa era troppo esigua per rendere conveniete per gli allevatori Usa metodi di allevamento specifici per il mercato del Vecchio continente.
E oggi si arriva alla decisione di Trump.
Ritorsione pura contro l’Europa troppo salutista.