Lentini porta il culto del gusto in pizzeria
Lentini apre il suo secondo ristorante-pizzeria, questa volta nel cuore della Torino universitaria, in via Modena, a due passi dal Campus Einaudi. Il successo del locale di corso Orbassano ha convinto l’imprenditore del settore alimentare e della distribuzione discount a raddoppiare. La formula inedita del cibo di alta gamma, degli ingredienti di grande qualità portati in una pizzeria dai grandi numeri, sta avendo un successo tale che è scattata l’ora del secondo punto vendita. Nicola Lentini ha introdotto la filosofia di Farinetti e di Petrini nella ristorazione torinese meno di nicchia. Ha creduto nella ricerca continua di prodotti che fino a ieri sembravano alla portata di pochi, cari, e non compresi dal grande pubblico. Invece l’alimentare tipico, radicato nel territorio o scelto con cura all’estero, ha trovato posto anche in pizzeria. Lentini ha iniziato come grossista di frutta e verdura ai mercati generali subito dopo il diploma. Aiutava il padre nell’attività di famiglia e lì ha imparato a distinguere la merce di qualità da quella dove a contare è solo il prezzo. Poi, nel 2001, si è messo nella distribuzione organizzata aprendo il suo primo punto Eurospin. Ora Nicola Lentini è al suo quinto Eurospin torinese. “Io non c’entravo nulla con la ristorazione – ricorda – ma con Simona, la mia compagna, avevamo un sogno nel cassetto: aprire un locale dove potere sposare la sua capacità di fare ristorazione e il mia esperienza nel settore alimentare”. Così, nel 2011 è partito “Lentini’s pizza e restaurant” dove si segue la stessa filosofia di Eataly ma per un pubblico meno elitario. “La nostra politica è stata da subito incentrata sull’informazione del cliente. Oggi la gente vuole sapere sempre più cosa si trova nel piatto e noi glielo diciamo: sul menù sono indicati gli ingredienti, la tracciabilità e anche la grammatura. Diciamo, per esempio, che carne offriamo, qual è il fornitore e quanto pesa la porzione”. Per restare nell’esempio, la carne è di razza piemontese, altrimenti si va sulla Chianina o sul Angus. Nulla di meno. “Stessa filosofia nella pizza. Noi usiamo olio ligure di prima scelta, pomodoro dop, mozzarella campana da 250 grammi, prosciutto da 15 euro il Kg e un impasto fatto con una delle migliori farine napoletane che mettiamo in lievitazione per 24 ore. E la gente se ne accorge che non è una farina qualunque, che la lievitazione lenta rende la pasta più digeribile, e che il formaggio non è il filone di pasta filante”.
Il successo di Lentini a Mirafiori è il segno che Torino sta cambiando il suo rapporto con il cibo. “Il cliente torinese è sempre più attento alla qualità. Perché qui c’è una cura sempre maggiore intorno agli alimenti. Tutto ha contribuito: dal Salone del gusto e Terra madre all’esperienza di Oscar Farinetti. Torino e il Piemonte hanno un grande cultura del cibo e la gente premia sempre più la qualità”. Così dal 2011 Lentini’s è cresciuto del 15-20 per cento l’anno. “Serviamo 600 persone al giorno per 3500-4000 alla settimana. Qui è sempre pieno. Quest’anno chiuderemo con 3 milioni e 300mila euro di fatturato. Anche se siamo in mezzo a una crisi economica generale”. Forse i torinesi mangiano meno fuori casa, ma quando lo fanno vogliono sempre più una qualità riconoscibile e senza fronzoli. Perché è sempre più larga la fascia di persone che sa riconoscere i cibi buoni e non si accontenta. Il passo successivo sarebbe fare in modo che tutti i torinesi sappiano riconoscere cosa è buono e cosa è sano. “Sarebbe bello insegnare la cultura del cibo nelle scuole, per educare le persone fin da bambini a riconoscere un alimento di qualità. Basterebbe un’ora di scienze dell’alimentazione alla settimana per insegnare cosa vuol dire mangiare bene, cos’è la cultura dei prodotti della terra e di come li trasformiamo per il nostro piacere e per il nostro benessere”.