L’allarme carne dell’OMS mette a rischio 180 mila posti di lavoro
Nel 2015 la carne è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta Una rivoluzione epocale per le tavole nazionali: la spesa degli italiani per gli acquisti, infatti, è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con una incidenza del 22 per cento sul totale, perde per la prima volta il primato.
A questa prima crisi, si aggiunge la recente dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, secondo cui gli insaccati e le carni rosse trattate sarebbero cancerogene per l’essere umano, che ha fatto molto scalpore, creando polemiche e allarmismi.
E non poteva essere altrimenti.
In Piemonte arriva pronta la risposta di Confindustria Cuneo che, tramite il suo Presidente Franco Biraghi, ha scritto a tutte le aziende del territorio evidenziando come “La campagna di demonizzazione della carne e degli insaccati che campeggia su tutti i giornali e telegiornali può trasformarsi in un colpo letale per la nostra economia, visto anche il livello dei consumi alimentari che stenta a riprendersi. Siamo di fronte, per l’ennesima volta, dopo i casi storici dello zucchero e della polvere di latte, all’utilizzo dell’informazione per disorientare il consumatore e lanciare un allarme che non trova giustificazione alcuna, ma che danneggia tutta la filiera. Sappiamo, infatti, come il consumo eccessivo e sregolato di ogni alimento sia dannoso per la salute. Ma sappiamo anche che le nostre eccellenze locali e italiane, dalle carni ai vini, consumati nella giusta misura, contribuiscono ad un’alimentazione equilibrata e corretta”.
A fare un’analisi più ampia della situazione è stata Coldiretti che ha espresso la propria preoccupazione sulla relazione dell’OMS che potrebbe mettere a rischio 180mila posti di lavoro in un settore chiave del Made in Italy a tavola, che vale da solo 32 miliardi di euro, un quinto dell’intero agroalimentare tricolore.
“Si tratta di una campagna allarmistica immotivata per quanto riguarda il nostro Paese – ha ribadito Coldiretti – la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore dai cibi sotto accusa come hot dog e bacon che non fanno parte della tradizione nostrana. Nel nostro Paese i modelli di consumo della carne si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini “. D’altronde è la stessa OMS, nel proprio studio, ad affermare che “è necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”.
Tuttavia, secondo un’indagine on-line, realizzata sempre da Coldiretti, solo l’11% delle persone intervistate ha contenuto il proprio consumo di carne ed insaccati dopo le notizie diffuse dal rapporto Oms. Un segnale importante dovuto al buon lavoro di informazione portato avanti, innanzitutto, dalle istituzioni, ma anche grazie alle precisazioni della stessa OMS, che ha chiarito come nessun alimento debba essere eliminato dalla dieta.