L’agricoltura fa bene anche allo spirito
Non solo licenziamenti e delocalizzazioni delle attività produttive, la crisi che ha colpito duramente l’Italia ha anche moltiplicato e consolidato esperienze imprenditoriali e cooperative innovative capaci di conciliare solidarietà con il giusto reddito e nel 2014 si stima almeno mille e cento imprese e cooperative che praticano l’agricoltura sociale attorno alla quale gravitano oggi centinaia di migliaia di rifugiati, detenuti, disabili, tossicodipendenti.
L’agricoltura è diventata terra di frontiera anche per l’integrazione di giovani e anziani, ed è chiamata a svolgere un ruolo attivo per il bene comune in una società a forte rischio di disgregazione.
Lo dimostra la crescita record delle assunzioni in agricoltura che fa registrare un aumento nel numero di lavoratori dipendenti del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente offrendo sbocchi anche a molti costretti ad abbandonare gli altri settori in crisi, secondo una analisi Coldiretti su dati Istat. Si stima peraltro – precisa la Coldiretti – che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori immigrati.
In questo contesto si moltiplicano nelle campagne i progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti piu’ vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona che in Italia si è accentuata dall’inizio della crisi. Lungo tutta la penisola – sottolinea la Coldiretti – sono nate esperienze molto diversificate di agricoltura sociale che vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.) con disabili fisici e psichici di diversa gravità ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (es. orti urbani per gli anziani)». Questa diversificazione – precisa la Coldiretti – si palesa con la presenza di diverse tipologie di coltivazioni e di allevamenti e di attività di servizio: agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche o agriasilo.
“La fraternità e la sua profezia è già presente nella vita imprenditoriale agricola che oggi ha saputo innovarsi nel servizio della persona e della comunità tutta con esperienze straordinarie in una situazione di difficoltà in cui rischia di prevalere l’egoismo e l’indifferenza” ha affermato Don Paolo Bonetti Consigliere ecclesiastico nazionale della Coldiretti. “L’agricoltura sociale è la punta piu’ avanzata della multifunzionalità che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Una svolta epocale – precisa Moncalvo – con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il valore intrinseco ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona. “Un riconoscimento che è arrivato anche in Parlamento dove il testo già approvato in commissione agricoltura cerca di far ordine legislativo in una materia che la gran parte delle Regioni ha disciplinato in modo contraddittorio” ha concluso Moncalvo