La dieta migliore? Mangiare poco ma mangiare di tutto, anche gli agnolotti
Dal professor Antonio Vittorino Gaddi, cardiologo e nutrizionista di fama internazionale, arriva un consiglio in controtendenza. «Non c’è bisogno di seguire rimedi che spesso sono peggio del male. Seguiamo la nostra dieta italiana. Mediterranea ma anche… bolognese. Le diete, per essere efficaci, devono essere accettate dalle persone; solo così saranno seguite per molti anni. Mangiamo quello che siamo abituati a vedere cucinare in casa seguendo le nostre tradizioni di famiglia. Basta mangiare meno, ma mangiamo di tutto: frutta e verdura ma anche le care vecchie lasagne o un piattino di ravioli ripieni. E non rinunciamo ai grassi, ma conteniamoli e facciamo prevalere i grassi insaturi rispetto ai grassi saturi».
Da quando mangiamo tanto, cioè da almeno 4 generazioni, viviamo più a lungo ma trascorriamo gli ultimi anni della nostra vita con disabilità connesse al nostro stila di vita legato all’alto consumo di cibo.
Accade in tutto il mondo.
Con il coinvolgimento soltanto delle ultime 4 delle circa 8000 generazioni umane, si è assistito a un incredibile allungamento della vita media: in alcuni paesi l’aspettativa di vita media delle donne è di 92 anni (media italiana 84 anni), quella degli uomini 85 anni (media italiana 79 anni), ma, secondo un maxistudio che ha analizzato 249 cause di morte, 315 malattie, 79 fattori di rischio in 195 Paesi tra il 1990 e il 2015, la popolazione mondiale trascorre un numero crescente di anni con malattie e disabilità (Lancet 2016, GBD 2015 Mortality and Causes of Death Collaborators).
L’epidemia di obesità e delle patologie metaboliche correlate sarebbe alla base di questo fenomeno: chi è obeso ha in media 2,6 anni in meno liberi da patologie cardiache nel caso degli uomini e 1,9 nel caso delle donne (Dhana 2016 Int J Obes (Lond)); gli adulti con diabete, dall’età di 50 anni, muoiono 4,6 anni prima, sviluppano una disabilità 6-7 anni prima, e trascorrono circa 1-2 anni di più in una condizione di disabilità rispetto agli adulti senza diabete (Bardenheier, Diabetes Care, 2016); almeno un terzo dei decessi dei messicani di età compresa fra 35 e 74 anni è correlato ad un diabete scarsamente controllato (Alegre-Díaz N Engl J Med. 2016); 74.000 donne tra 50 e 79 anni del Women’s Health Initiative (WHI): ogni decennio vissuto in sovrappeso aggiunge un 7% al rischio di cancro al seno post-menopausa e un 17% al pericolo di tumore all’endometrio (Arnold, PLoS Med. 2016).
I dati sono citati da un recente convegno tenutosi a Bologna dove medici nutrizionisti e studiosi di malattie cardiovascolari e di malattie connesse all’obesità hanno nuovamente lanciato l’allarme.