Per il 70 per cento degli italiani il piatto fa paura
SOLO QUEST’ANNO ci sono già stati 268 casi di “allarme alimentare”. Nel 2012 i casi di adulterazione sono stati 517. E in Europa siamo il Paese che invia più segnalazioni ma in otto casi su dieci la segnalazione riguarda un prodotto proveniente dall’estero. I dati li ha forniti Coldiretti, quando è scoppiato l’ennesimo caso, questa volta legato alla presenza di Botulino in confezioni di pesto. Ma poco prima era stata la volta delle frode delle lasagne cotte con ragù che conteneva carne di cavallo al posto di quella di manzo. A cavallo dell’estate (e l’allarme continua ancora) è scoppiata di nuovo un’epidemia circoscritta di influenza aviaria. E come non contare l’ultimo “scandalo”, quello dei frutti di bosco polacchi congelati trovati infettati da batteri coliformi fecali.
Una situazione che crea apprensione nella stragrande maggioranza degli italiani, che, a questo punto, non si fidano più nemmeno del cibo confezionato degli scaffali dei supermercati. Secondo un’indagine di Accredia e del Censis, sarebbero addirittura al 71% la percentuale degli italiani che ritengono possibile imbattersi in cibi adulterati o contaminati.
In Europa, per tutelare i consumatori attraverso l’allerta rivolta ai Ministeri della salute degli stati membri, opera il Rasff, acronimo inglese di Rapid alert aystem on food and feed, Sistema di allerta europeo per cibo e mangimi. Il meccanismo prevede che, ogni settimana, le autorità sanitarie degli Stati membri segnalino al Rasff, l’elenco dei prodotti ritirati dal commercio. L’ufficio raccoglie le informazioni e le dirama in rete con tutti i riferimenti per procedere al blocco delle merci. In Italia le notifiche arrivano al ministero della Salute che le smista alle Asl, cui spetta il compito di contattare le aziende e i punti vendita per procedere al ritiro del prodotto.
In Italia, per recepire le direttive europee, è nato il Piano nazionale integrato che riassume il sistema dei controlli ufficiali in materia di alimenti, mangimi, benessere animale e sanità delle piante e ha una durata triennale (2011-2014). I controlli sono continui e sono operati dai Nas e dalle Asl che utilizzano poi il laboratorio Arpa-Alimenti e soprattutto l’Istituto zooprofilattico. Una rete che, proprio, per l’alto numero di segnalazioni inviate all’Istituto superiore di Sanità e a Bruxelles sembra comunque funzionare. Eppure, anche questo settore è falcidiato dai tagli ai servizi pubblici, e rischia di essere lasciato senza risorse.