Inganno Istat, vendite al rialzo sono effetto della crisi
Le associazioni agricole contestano i risultati positivi dell’ultima indagine Istat sui consumi. La notizia è stata data oggi dai media con grande enfasi, subito smentita, nelle solite altalene di dati, da indagini opposte.
Non è vero che ad agosto i consumi sono tornati a salire in senso assoluto, sostengono Coldiretti e Cia. Ma se gli italiani hanno speso di più nei negozi è solo perché non sono andati in vacanza.
“L’aumento – sostiene Coldiretti – delle vendite al dettaglio ad agosto spinta dagli alimentari (+1 per cento) si spiega purtroppo soprattutto con il fatto che 3 milioni di italiani in più rispetto allo scorso anno sono rimasti a casa ad agosto e hanno continuato a fare la spesa perché hanno tagliato le vacanze, ma anche i pasti ai ristoranti, pizzerie e trattorie”. Istat afferma che ad agosto sono aumentati dell’uno per cento i consumi degli alimentari e in particolare dello 0,6 per cento negli ipermercati, dell’1,3 nei supermercati e del 3,6 per cento nei discount alimentari mentre calano dello 0,9 per cento i piccoli negozi.
“Nel mese di agosto anche molti di quelli che sono andati in vacanza hanno preferito acquistare i prodotti alimentari nel commercio al dettaglio piuttosto che mangiare fuori casa come dimostra la grave crisi che ha subito la ristorazione turistica”.
Con la crisi si dice addio al negozio di fiducia e il 71 per cento dei consumatori si trasformano in veri detective della spesa: il 62 per cento va a caccia delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti e il 42 per cento cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno.
Alla Coldiretti fa eco la Cia. “Le vendite dei prodotti alimentari nei primi otto mesi del 2013 sono crollate dell’1,2 per cento. Per questo il segno più registrato ad agosto (+1 per cento) non basta a invertire l’andamento complessivo negativo, tanto più che è “gonfiato” dall’effetto “ferie in città” con solo il 32 per cento degli italiani partito per le vacanze”.
Tra gennaio e agosto soltanto i discount registrano un aumento delle vendite alimentari (+1,4 per cento), mentre continuano a perdere terreno sia i piccoli negozi di quartiere (-3,2 per cento) che ipermercati (-2 per cento) e supermercati (-1,3 per cento).
Gli italiani comprano di meno modificando di netto stili e abitudini alimentari -evidenzia la Cia-. Abbandonano la classica fettina di manzo o di vitello (-4 per cento) per il più economico pollo (+3 per cento), eliminano quasi del tutto il pesce fresco dal menù quotidiano (-4,8 per cento) e sostituiscono il latte fresco (-4 per cento) con quello a lunga conservazione (+5 per cento).