Il lavoro nero si annida nel food
Bar, ristoranti e pizzerie, è qui che continua a concentrarsi il lavoro nero nel settore della distribuzione e somministrazione food.
Lo dimostra anche una recente indagine della guardia di finanza del Torinese.
Dal 2011 ad oggi, i Finanzieri della Compagnia di Pinerolo hanno effettuato più di quaranta ispezioni a diverse imprese commerciali e artigiane, nonché a professionisti operanti proprio in quei settori in cui il ricorso al lavoro dipendente irregolare è un fenomeno statisticamente più diffuso.
I controlli delle Fiamme Gialle hanno interessato parrucchieri, baristi, imprese edili, ambulanti, falegnami, dentisti, veterinari, settori di attività in cui sono stati scoperti complessivamente 57 casi di lavoratori totalmente in “nero” e 9 di dipendenti risultati assunti con un contratto non corrispondente alla reale attività prestata in termini di orario e mansioni (part-time in luogo del full-time ovvero inquadramento retributivo a livelli inferiore).
Ed è proprio il settore food ad aver confermato la sua fama di area grigia della contribuzione lavorativa.
Tra i casi di lavoratori in nero scoperti dai Finanzieri vi sono quelli di un esercizio pubblico il cui titolare ha impiegato ininterrottamente da oltre 15 anni due lavoratrici senza alcun adempimento giuslavoristico e di una nota pizzeria di Pinerolo dove, su 9 addetti, sono stati scoperti ben 7 lavoratori irregolari.
Italiane, cinesi e di paesi dell’Europa orientale, queste le nazionalità dei datori di lavoro scoperti ad utilizzare mano d’opera in nero, che hanno provveduto già a regolarizzare la propria posizione con il pagamento dei contributi previdenziali ed assicurativi dovuti nonché delle relative sanzioni, queste ultime ammontanti complessivamente a circa 620.000 euro.
L’attuale normativa prevede per ogni lavoratore non assunto regolarmente la sanzione da 1.500 a 12.000 euro, maggiorata di 150 euro per ogni giornata lavorativa prestata in nero.