Il governo vara (in ritardo) la riforma dei reati alimentari
Il Consiglio dei ministri ha approvato la Riforma Caselli sui reati alimentari. Ora il testo va all’esame delle Camere.
Ma, dopo tre anni di gestazione e un anno di accantonamento nei cassetti dei ministeri, molto probabilmente, il testo sostenuto da Coldiretti ma osteggiato dall’industria alimentare, resterà solo un disegno di legge.
Il Parlamento non ce la farà ad approvare entro l’imminente fine della legislatura un testo che troverebbe, nelle Commissioni e nelle Aule, forti resistenze di lobby.
In ogni caso, il ministro Orlando e il ministro Martina non potevano più tenere il testo nei cassetti, soprattutto ora che si avvicinano le elezioni.
Così, «è un giorno importante – ha dichiarato il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina – per tutto il sistema agroalimentare e forestale italiano. Con il via libera al disegno di legge contro i reati agroalimentari, frutto del lavoro della Commissione guidata dal presidente Giancarlo Caselli, l’Italia propone un modello nuovo di contrasto al crimine in questo settore strategico. L’agropirateria diventa reato, le frodi commesse dalle organizzazioni mafiose vengono punite più duramente, la tutela della salute dei consumatori si rafforza. Dopo la legge contro il caporalato, serve una svolta per la massima legalità nella filiera del cibo. Questa legge può dare un contributo decisivo».
Il testo tutela non solo la salute pubblica, attraverso l’individuazione di reati di pericolo contro la salute, ma tutela anche il cibo come patrimonio economico e culturale dei luoghi e dell’intero Paese.
Nasce il reato di “agropirateria”, che punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità (Dop e Ogp) contraffatti e prevede delle aggravanti in caso di falsi documenti di trasporto o di simulazione del metodo di produzione biologica.
Inoltre, vengono introdotti altri nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” (che punisce avvelenamento, contaminazione o corruzione di acque o sostanze alimentari con possibile diffusione di pericoli per l’utente) fino all’”omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato quando ciò possa arrecare lesioni gravi o morte e quando da tali condotte possa scaturire il pericolo che situazioni analoghe possano mettere in pericolo la salute pubblica.
Infine, vengono introdotte sanzioni mirate nei confronti della produzione e commercializzazione di alimenti che, tenuto conto della dimensione all’ingrosso dell’attività illecita, anche organizzata, non sono capaci di produrre un pericolo immediato ma manifestano la propria pericolosità nel medio e lungo periodo. Allo stesso modo, c’è la previsione di sanzioni per non avere ritirato alimenti pericolosi per la salute. Quest’ultimo punto è quello maggiormente osteggiato dall’industria alimentare.