Galline, api e saraghi: il caldo anomalo colpisce tutti gli animali
Non è soltanto l’uomo a boccheggiare per il caldo anomalo di questo luglio.
Da più parti arrivano gli allarmi per le difficoltà in cui versano moltissime specie animali, dimostrazione di come la natura sia sconvolta dall’eccessiva afa tanto nella terraferma quanto nell’acqua.
Gli animali delle nostre stalle necessitano di più cure e attenzioni, comportando necessari importanti interventi da parte dell’uomo per garantire il loro benessere e, di conseguenza, un aumento dei costi per i maggiori consumi di acqua ed energia.
Le mucche, ad esempio, stressate dalle alte temperature, producono fino al 15 per cento di latte in meno, rispetto ai circa 30 litri al giorno che vengono munti in periodi normali, Secondo la Coldiretti nel mese di luglio si è ridotta la produzione nazionale di latte di almeno 100 milioni di litri. Per le mucche, infatti, la temperatura ideale è fra i 22 e i 24 gradi, quando invece arriva l’afa e il termometro schizza verso l’alto gli animali soffrono, mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso nelle stalle sono state allestite molte doccette, ventole e condizionatori ed utilizzati integratori specifici a base di sali di potassio nell’alimentazione preparata dagli allevatori. Anche nei pollai si è sta registrando un calo fra il 5 al 10 per cento nella deposizione delle uova mentre per i maiali sono stati accesi i condizionatori per evitare che le temperature sfondino la soglia dei 28 gradi oltre la quale gli animali cominciano a soffrire e a mangiare fino al 40 per cento in meno della razione giornaliera di 3,5 kg di mangime.
Le api, considerate un indicatore dello stato di salute della natura, in questo periodo per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire piu’ a prendere il polline e a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline mettendo a rischio anche la produzione di miele.
E se sulla terra la situazione è critica, altrettanto preoccupante è quella sott’acqua: il caldo africano, infatti, non risparmia la pesca con una vera e propria strage di vongole, cozze, orate, anguille, cefali e saraghi causata dalle alte temperature dell’acqua che sta mettendo in ginocchio interi settori produttivi chiave lungo tutta la Penisola.
L’afa eccezionale ha determinato un innalzamento delle temperature dei mari fino a valori che nelle acque vicino alla costa hanno raggiunto i 35 gradi portando alla fermentazione delle alghe che priva l’acqua di ossigeno portando alla moria di pesci e molluschi, con perdite fino al 40 per cento del prodotto presente negli impianti. Un problema che si avverte in particolare nelle aree lagunari, dall’Emilia Romagna al Veneto e del Friuli Venezia Giulia fino alla Toscana, dove si sviluppano le attività di pesca e acquacoltura e che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese con migliaia di addetti, tanto che è stato chiesto lo stato di calamità.