Food piemontese ancora in crescita, ma c’è l’effetto Natale
Per il settore alimentare piemontese, il 2014 si chiude in bellezza ma per il futuro le previsioni degli operatori non sono ottimistiche.
Nell’indagine congiunturale di Confindustria e Unioncamere (con gli uffici studi delle banche) il IV trimestre 2014 si chiude con un aumento dei livelli produttivi che non ha interessato tutti i settori di attività economica.
Il segno positivo caratterizza il comparto alimentare e quello meccanico, entrambi con una crescita della produzione dello 0,9%. Negative, invece, le performance degli altri comparti: l’output prodotto dal settore tessile e abbigliamento registra una lieve contrazione (-0,4%), mentre sono di intensità maggiore le flessioni scontate dalle industrie dei metalli (-1,6%) e dalle industrie del legno e del mobile (-5,4%).
I mezzi di trasporto hanno realizzato la performance migliore (+16,7%), seguiti dalle industrie elettriche ed elettroniche (+ 3,4%). In crescita, anche se in misura minore rispetto al dato medio regionale, anche le industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche (+1,7%), che hanno realizzato variazioni positive della produzione durante tutto il 2014.
A livello territoriale, si rileva una crescita della produzione industriale per metà delle province piemontesi, mentre la restante metà manifesta un dato negativo. Torino è la realtà più vivace: grazie alla ripresa del comparto dei mezzi di trasporto, mostra infatti un consistente aumento della produzione (+4,5%); segue Vercelli, con un incremento dell’output prodotto del 3,0% rispetto all’analogo periodo del 2013. Sempre in crescita, ma con dinamiche meno forti, troviamo due province del Piemonte meridionale: Cuneo (+0,9%) eAlessandria (+0,7%). Appare sostanzialmente stabile la performance produttiva delle imprese manifatturiere di Novara (-0,1%), mentre sono negative le variazioni di Biella (-0,4%), Asti (-1,2%) e del Verbano Cusio Ossola (-1,8%).
Il peggioramento del clima di fiducia osservato lo scorso trimestre aveva fatto temere un inizio del nuovo anno improntato a un crescente pessimismo. I risultati dell’indagine congiunturale relativa al trimestre gennaio-marzo 2015, realizzata su un campione di circa 1.000 aziende del comparto manifatturiero e poco meno di 300 dei servizi, confermano un complessivo peggioramento del clima di fiducia, segno che le prospettive di ripresa rimangono un miraggio.
Analizzando nel dettaglio i dati dell’indagine sul manifatturiero, il 26% delle aziende del campione si attende, per i prossimi mesi, una diminuzione dei livelli produttivi, a fronte del 16,5% che ne prevede l’aumento, con un saldo del -9,9% (a fronte del -2,5% rilevato nel trimestre precedente). Non migliora, rispetto a settembre, la previsione relativa agli ordinativi totali, con il 29,7% di pessimisti contro il 17,2% di ottimisti e un saldo del -12,5% (era -9,3% nel IV trimestre).
Rimangono favorevoli, anche se in diminuzione rispetto alla rilevazione di settembre, le attese sull’export.
Complessivamente, le aziende che ne prevedono l’aumento sono il 19,9% mentre quelle che ne prevedono la diminuzione sono il 15,7% con un saldo positivo del 4,3% (contro il precedente 7,0%).
Per il settore alimentare il quadro di previsione non è buono. L’alimentare passa, infatti, da +31,7 a -2,3%, scontando presumibilmente un calo dovuto alla maggiore produzione durante le festività natalizie).
Il quadro settoriale è comunque piuttosto variegato e presenta alcune variazioni rispetto al trend del trimestre precedente. La metalmeccanica nel suo complesso rimane vicina a livelli di equilibrio tra ottimisti e pessimisti, registrando un -1,3% (era +1,5%). Peggiorano le attese per la gomma-plastica (che da una posizione di equilibrio scende a -6,0%), per le manifatture varie (da -1,2% a -16,7%). Buona la performance della chimica che totalizza un saldo positivo pari al 5,3% (contro il -2,4% della rilevazione precedente) e del tessile-abbigliamento (+7,1%). Non conosce fine la crisi dell’edilizia (che passa da -46,1% a -52,6%) e del suo indotto: impiantisti (-20%), legno (-42,9%), minerali non metalliferi (-57,6%).