Food Industry Monitor, il settore alimentare sarà sempre più strategico
L’alimentare è il settore traino del nostro Paese, e cresce con un tasso di variazione che supera il doppio (+3,6%) del PIL italiano (+1,5%).
Restano notevoli differenze tra i comparti e le migliori performance di crescita se le aggiudicano i settori del caffè, food equipment (macchine ed attrezzature per la produzione alimentare), distillati e vino.
Questo emerge dall’Osservatorio sulle prestazioni delle aziende italiane del settore agroalimentare, elaborato dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo con il sostegno di Gruppo Banca del Ceresio.
Il Food Industry Monitor è stato presentato oggi a Pollenzo di fronte a una platea di imprenditori e manager di settore, operatori del mercato finanziario, rappresentanti del mondo istituzionale, ricercatori e operatori della comunicazione. A presentare e discutere i dati, i relatori dello studio: Carmine Garzia, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e Professore di Management presso UNISG; Michele Fino, Professore di Diritto presso UNISG; Gabriele Corte, Direzione Generale Gruppo Banca del Ceresio; Carlo Petrini, Presidente UNISG e Fondatore Slow Food; Oscar Farinetti, Presidente Eataly; Gabriele Noberasco, Presidente Noberasco; Gianmario Cillario, Managing Director Eurostampa (leader mondiale nella produzione di etichette, vanta il primo centro d’innovazione e design del settore. E’ presente con siti produttivi anche in Scozia, Francia, Ohio, California e Messico); Franco Costa, Costa Group (il suo polo tecnologico comprende la produzione di tutte le parti tecniche dell’arredo di settore, dislocata su vari dipartimenti: ferro, legno, vetro, alluminio e resina. Tra i suoi clienti, i grandi brand internazionali: Autogrill, MyChef/Chef Express, LVMH – La Grande Epicerie de Paris, Barilla, Rana, Ferrero , CioccolatItaliani e molti altri), Alessandro Santini, Head Corporate Advisory Gruppo Banca del Ceresio; Marta Testi, Head of ELITE Growth Europe (piattaforma internazionale di servizi integrati creata per supportare le imprese nella realizzazione dei loro progetti di crescita).
La quarta edizione del Food Industry Monitor presenta i dati economici e competitivi di 815 aziende per un fatturato aggregato di circa 61 miliardi di Euro rappresentative del 71% delle società di capitali operanti nel settore Food italiano. L’analisi è stata sviluppata prendendo in esame 15 comparti, per ciascuno dei quali è stato selezionato un campione rappresentativo di aziende di medie e grandi dimensioni che hanno sede e operano in Italia. I comparti analizzati sono: acqua, birra, caffè, conserve, distillati, dolci, farine, food equipment, latte e derivati, olio, packaging, pasta, salumeria, surgelati e vino.
Lo studio focalizza l’analisi su un periodo di 8 anni (2009-2016) e analizza l’evoluzione delle performance dei singoli comparti e dell’intero settore food in relazione all’evoluzione dei principali settori dell’economia italiana. Per l’analisi sono stati considerati 4 profili principali: crescita, redditività, produttività e struttura finanziaria.
“L’industria italiana del food emerge come un settore dall’elevata capacità di creare valore aggiunto, come avviene nel lusso, un altro settore di eccellenza del made in Italy.
Le aziende del food italiano creano valore aggiunto con il brand, l’innovazione e le scelte in materia di distribuzione e promozione.
- Il confronto intersettoriale conferma le ottime performance del settore agroalimentare. Il ritorno sul capitale investito (ROI) nel 2016 è superiore a quello di diversi settori dell’economia italiana come l’abbigliamento, il legno e i mobili (confronto con dati MBRES). I nostri modelli ci confermano anche per il 2018-2019 una crescita in linea con quanto registrato finora ed un trend estremamente positivo per l’export ”, ha spiegato Carmine Garzia, relatore dello studio, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e Professore di Management presso UNISG.
Le aziende di grandi dimensioni crescono a tassi superiori rispetto alle aziende di medie dimensioni, specialmente nei comparti dove operano aziende che adottano il modello di business della trading company, come nell’olio (10,3%) e nel vino (11,4%). Le medie aziende del comparto dei salumi hanno registrato tassi di crescita maggiori rispetto alle grandi aziende (5,3%). Inversione di tendenza per il comparto del latte, che fa registrare migliori performance per le grandi aziende con CAGR del 3% rispetto alle medie aziende, che si attestano a una crescita del 1,8%. In generale la redditività è maggiore per le grandi aziende con valori molto alti per distillati (15,3%), dolci (8,4%) e pasta (8,1%). La redditività delle medie aziende è maggiore nel comparto del vino con un valore del 10,2%, seguono i comparti del caffè (7,2%), dei salumi (2,6%) e dell’olio 4 (2,2%).
Confronto intersettoriale
Il confronto intersettoriale conferma le ottime performance del settore agroalimentare. Il ritorno sul capitale investito (ROI) nel 2016 è superiore a quello di diversi settori dell’economia italiana come l’abbigliamento, il legno e i mobili (confronto con dati MBRES).
I trend del tasso d’indebitamento del campione MBRES delle imprese italiane e il settore food sono entrambi in diminuzione nel lungo periodo e si confermano livelli più bassi per il settore food che nel 2016 registra il tasso d’indebitamento più basso (2,39) rispetto tutto il periodo considerato (2010 – 2016).
Gli investimenti materiali e immateriali del settore food evidenziano un trend di crescita nel periodo 2009-2016; le imprese italiane (campione MBRES), al contrario, hanno invece ridotto gli investimenti, soprattutto nel biennio 2013-2014.
Negli ultimi due anni considerati, si evidenzia una lieve crescita degli investimenti materiali per le imprese italiane. Nel 2015 e nel 2016 gli investimenti nel settore del food sono cresciuti leggermente meno rispetto a quelli registrati dalle imprese italiane. Gli investimenti in immobilizzazioni immateriali sono caratterizzati da tassi di crescita positivi solo per il settore food, mentre il campione di aziende MBRES registra un’ulteriore flessione nel 2016 che si attesta a -1,1%.
Il comparto del vino
L’analisi dei dati relativi al settore del vino evidenzia delle buone performance di crescita e una lieve contrazione della redditività commerciale e della redditività del capitale investito.
Le performance finanziarie evidenziano un netto miglioramento con una notevole diminuzione del tasso d’indebitamento.
Analizzando le performance pluriennali (2009-2016) dei produttori di vino, emerge che le aziende che adottano il modello di business del trader (gli imbottigliatori, che comprano vino e imbottigliano) hanno le performance di crescita pluriennale più elevate, anche se una redditività commerciale attorno al 3%, ovvero decisamente inferiore rispetto al valore registrato dai produttori integrati (7%) ovvero imprese di piccole e medie dimensioni che hanno al loro interno la produzione vitivinicola. Le cooperative, una forza trainante del comparto in termini dimensionali, mettono a segno delle discrete performance di crescita, in linea con quelle registrate dai produttori integrati, tuttavia hanno una redditività molto bassa, con margini commerciali inferiori al 2%.
Il comparto del vino ha difficoltà a sostenere un certo posizionamento di prodotto e quindi prezzi di vendita adeguati. Questo si evince dall’analisi dei dati relativi all’export: l’Italia ha volumi di esportazione maggiori del suo concorrente più prossimo – la Francia -, ma l’export del vino italiano vale il 40% in meno di quello francese. Questo perché si tende a esportare un prodotto di tipo “budget” con un posizionamento di prezzo decisamente più basso rispetto ai prodotti francesi. Non è quindi un caso che i risultati reddituali non siano del tutto soddisfacenti e che il vino rappresenti il classico esempio di comparto in cui le aziende hanno puntato sulla crescita a discapito della marginalità.
Le previsioni
Per la quarta edizione del Food Industry Monitor è stato sviluppato un modello previsionale per analizzare l’evoluzione della crescita e della redditività a livello di settore e a livello di singolo comparto.
Si osserva una stabilità nella crescita dei ricavi nel biennio 2018-2019, con un tasso di crescita cumulato del 6,5%. L’analisi delle prospettive di crescita cumulata nel biennio 2018-2019 per i singoli comparti evidenzia performance molto eterogenee. Si registra una crescita elevata per i comparti del caffè (13,9%), farine (12,2%), vino (7,9%), olio (7,8%) e conserve (7,3%). I comparti del latte (2,4%), distillati (2,5%) e dolci (2,5%) sono interessati da una crescita modesta. I comparti dei salumi (0,0%) e dei surgelati (-0,3%) registrano tassi di crescita negativi per il biennio considerato. Per i comparti del vino, del caffè, dell’olio, dei dolci, dell’acqua e dei surgelati si prevede, inoltre, una crescita della redditività commerciale (ROS) nei prossimi due anni.
A livello aggregato tutti i comparti del settore food registrano incrementi positivi (crescita cumulata nel periodo 2018-2019) delle esportazioni per il biennio 2018-2019. Si evidenzia il risultato particolarmente positivo per il comparto dell’acqua con un tasso di variazione cumulato pari al 14,7%, anche per i salumi (8,4%) e il vino (6,4%) si registrano performance di export sostanzialmente positive.
Il progetto di ricerca
Il Food Industry Monitor è l’osservatorio di riferimento sulle performance delle aziende italiane del settore agroalimentare realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo con il supporto di Banca del Ceresio.
La quarta edizione dell’osservatorio presenta i dati economici e competitivi di 815 aziende per un fatturato aggregato di circa 61 miliardi di Euro rappresentative del 71% delle società di capitali operanti nel settore Food italiano. L’analisi è stata sviluppata prendendo in esame 15 comparti del settore, per ciascuno dei quali è stato selezionato un campione rappresentativo di aziende di medie e grandi dimensioni che hanno sede e operano in Italia. I comparti analizzati sono: acqua, birra, caffè, conserve, distillati, dolci, farine, food equipment, latte e derivati, olio, packaging, pasta, salumeria, surgelati e vino.
Lo studio focalizza l’analisi su un periodo di 8 anni (2009-2016) e analizza l’evoluzione delle performance dei singoli comparti e dell’intero settore food in relazione all’evoluzione dei principali settori dell’economia italiana. Per l’analisi sono stati considerati 4 profili principali: crescita, redditività, produttività e struttura finanziaria.
Un focus specifico è stato dedicato al tema della “sostenibilità della crescita” che è analizzata con l’ausilio dell’ ICS – Indice di Crescita Sostenibile, che permette di misurare le capacità di crescita delle singole aziende nel lungo periodo, preservando la redditività e un’equilibrata capacità di investimento.
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