Finisce l’era delle quote latte, via libera dall’Est
Alla vigilia della fine dell’epoca delle “quote latte” prevista per marzo di quest’anno, l’Italia rischia davvero.
Il “liberi tutti” apre la porta alla concorrenza del latte centroeuropeo con il rischio che, allevatori che negli anni, sono stati sempre solo aiutati a sforare le quote con promesse di sanatoria, ora siano culturalmente i più esposti alla liberalizzazione.
La questione quote latte è iniziata 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. Secondo la Coldiretti all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte così da aprire la strada agli sforamenti delle quote e all’importazione di latte dall’estero.
Così, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta.
Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente in Italia sono arrivati nel 2014 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
Ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente in cisterne soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda.
In particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’Est ( +18% Ungheria, + 14% Slovacchia, + 60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla Germania e -13% dalla Francia), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2014.
Ci sono però anche le cagliate da impiegare nella produzione di mozzarelle che arrivano principalmente dai Paesi dell’Est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintale all’anno ed è diretto per un terzo in Campania. E tra i Paesi esportatori la Lituania negli ultimi 3 anni ha triplicato le spedizioni in Italia.
Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l’indicazione di origine Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. Ma sul mercato europeo ed anche in Italia sono arrivati anche i similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.
Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. Il mercato dei similgrana prodotti nell’Unione Europea è una operazione che, da calcoli prudenziali, vale sul mercato della distribuzione 2 miliardi di euro e che equivale, in termini di valore, all’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
Il prezzo del latte fresco moltiplica piu’ di quattro volte dalla stalla allo scaffale con un ricarico del 328 per cento che è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20 per cento nel compenso riconosciuto agli allevatori mentre il prezzo al consumo tende addirittura ad aumentare.
Sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ismea il latte viene pagato agli allevatori in media 0,35 centesimi al litro, con un calo di oltre il 20 per cento rispetto allo scorso anno, mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro, di qualche centesimo superiore allo scorso anno.
Così è stata un successo la piu’ grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale insieme per trascorrere con la Coldiretti un giorno da allevatore nelle piazze italiane in cui è stata allestita una vera e propria stalla per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali.
L’obiettivo della Coldiretti in piazza con decine di migliaia di allevatori è stato quello di far conoscere da vicino il difficile lavoro nelle stalle e gli effetti positivi per l’intera collettività ma anche i pericoli dell’abbandono di una attività insostituibile per la sicurezza alimentare, ambientale e il prestigio internazionale del Made in Italy e soprattutto per l’economia e l’occupazione, con la scomparsa in Italia circa 150mila mucche dall’inizio della crisi nel 2007.
Dall’inizio della crisi è stata chiusa una stalla italiana su cinque con la perdita silenziosa di 32mila posti di lavoro e il rischio concreto della scomparsa del latte italiano e dei prestigiosi formaggi con effetti drammatici anche sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. E’ quanto emerge dal dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato dalla Coldiretti
Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci sono:
- Indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte.
- Garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi.
- Assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale.
- Rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate.
- Un pronto intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte.
- Attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale.
- Realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015.
- Promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto nelle scuole e nelle mense pubbliche.
- Semplificare le procedure burocratiche.
- Garantire che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vadano agli allevatori.