Fermo pesca, rischio invasione di pesce congelato
Da oggi meno pesce fresco italiano sui banchi del mercato per via del fermo pesca in Adriatico.
L’avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta da pesca italiana lungo l’Adriatico da Trieste a Rimini ha l’obiettivo di garantire il ripopolamento dei pesci nel mare e salvare cosi le marinerie dal collasso, in un 2014 segnato da un calo del 7 per cento dei consumi di pesce fresco in valore nel primo bimestre.
Ma con il fermo pesca aumenta anche il rischio – sottolinea Impresapesca di Coldiretti – di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare.
Il fermo pesca per i pescherecci continuerà anche negli altri mari italiani.
Si parte dunque il 28 luglio per l’alto Adriatico – spiega Impresapesca Coldiretti – nel tratto da Trieste a Rimini, con il blocco per 42 giorni, delle barche che hanno sistemi a traino, fino al 5 settembre. L’11 agosto stop alle attività per il centro e sud Adriatico, da Pesaro a Bari, che riprenderanno il 22 settembre. Il 15 settembre si fermeranno i pescherecci a partire da Brindisi, Ionio e Tirreno (fino al 14 ottobre), mentre Sardegna e Sicilia decideranno autonomamente, con uno stop di almeno trenta giorni.
Ma, come ogni anno, i pescatori professionisti, da una parte capiscono l’importanza del fermo pesca, dall’altra lamentano il rischio di perdere ulteriori ricavi, in anni di calo di consumo di pesce.
Seconda dati Ismea, sono aumentate del 7 per cento le famiglie italiane che hanno rinunciato ad acquistare pesce fresco nonostante una marcata flessione dei prezzi medi al consumo, soprattutto per i molluschi. A segnare un forte calo nei consumi – precisa la Coldiretti – sono soprattutto polpi (-22 per cento), sigole (-20 per cento) e calamari (-16 per cento).
Un crollo che ha messo a dura prova la flotta di pescherecci italiana che negli ultimi 30 anni ha già perso il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro.