Estero, vino italiano sempre più caro: tiriamo troppo la corda?
Prosegue la crescita del fatturato all’export del vino italiano, ma diminuiscono i quantitativi spediti oltre frontiera. In pratica si riesce a vendere il vino più caro ma se ne vende meno.
I dati Istat relativi ai primi 8 mesi dell’anno indicano infatti un incremento degli introiti del 8% a fronte di una flessione in volume del 4%, che lascia presagire una perdita di quote di mercato in alcuni Paesi.
Tale dinamica, sottolinea l’Ismea sulla base delle proprie elaborazioni, risulta particolarmente evidente per i vini sfusi, che grazie ai rincari a due cifre dei prezzi all’origine, hanno ottenuto una maggiore remunerazione sui mercati esteri (+21%), nonostante il cedimento dell’8 per cento dei quantitativi esportati.
Più contenuta la flessione in volume dei i vini confezionati (-3%), per i quali la crescita in termini monetari sfiora il 6%, mentre l’export di spumanti avanza sia in valore (+17%) che in quantità (+11%). A trainare la domanda di questi ultimi, sottolinea l’Ismea, è stato soprattutto il Prosecco, mentre l’Asti ha mostrato i primi segnali cedimento.
L’analisi per tipologie di vino in base alla piramide qualitativa evidenzia per le Igp volumi inferiori dell’1% sull’anno scorso, per un controvalore in crescita dell’8%, e per le Dop una flessione del 3% in quantità e un +5% degli incassi.
Esaminando le principali destinazioni dell’export, si evince per i vini sfusi un aumento delle vendite in Germania (+5% in quantità), che rappresenta il principale mercato di sbocco per questo segmento, a fronte del drastico ridimensionamento delle spedizioni nell’Est europeo e in Cina.
Anche per i vini confezionati emergono andamenti disomogenei nei diversi Paesi clienti, con buone performance in Usa e Canada (rispettivamente +4% e +8% i quantitativi inviati) e importanti battute d’arresto in Regno Unito (-7%), Germania (-5%), Svizzera (-4%), Giappone (-10%), Cina (-22%) e Russia (-4%).
Sulla flessione della Cina incide, secondo l’Ismea, la saturazione delle scorte in mano agli importatori, a causa di un momentaneo stallo della domanda, mentre sul fronte russo a frenare la marcia del vino tricolore sarebbe l’incertezza sulle regole imposte alla dogana. Da rilevare al contrario la buona performance degli spumanti e dei vini frizzanti a Mosca: i primi in crescita del 30% in volume e del 50% in valore, i secondi rispettivamente del 62% e 78%.