Dieta vegana per i bambini? Meglio evitare
La dieta vegana per i bambini, anche della prima infanzia?
Una forzatura che è meglio evitare a meno che non si compensino i principi nutritivi mancanti con una oculata dose di “integrazioni” alimentari.
A sostenerlo è una dietologa navigata come Bruna Santini che guida lo staff di nutrizionisti dell’ospedale Regina Margherita di Torino. La professoressa Santini è un’esperta in tema di nutrizione infantile a Torino.
E’ proprio l’equipe del Regina Margherita che anche per il servizio mense del Comune di Torino stila le diete speciali come quelle per i bambini allergici, intolleranti o con patologie che richiedano una revisione dei menù in atto. Tra l’altro, proprio le diete speciali saranno il tema dell’intervento tenuto dalla prof.sa Santini al convegno sulle mense scolastiche organizzato dall’Istituto zooprofilattico di Torino, martedì 16 settembre alle 9.
Allo staff del Regina Margherita, negli ultimi tempi le è toccato di rispondere alle richieste di alcune mamme che invocano una dieta speciale vegana per i propri bambini.
Una richiesta quasi “politica” che è arrivata dal Comune di fronte alla tenacia con cui questi genitori hanno voluto portare avanti la propria battaglia per stabilire il diritto a somministrare ai figli una dieta priva di proteine animali.
Una novità per nutrizionisti che, finora, avevano considerato la mancanza totale di proteine animali e dei derivati animali (proteine nobili) un problema serio più che una buona pratica alimentare (etica) per il bambino.
Un campo, questo, dove le ragioni etico-filosofiche di chi ha fatto una scelta alimentare che non solo non prevede l’uccisione degli animali ma anche la loro segregazione in allevamento per sottrargli latte e uova, si scontrano con le ragioni di una nutrizione equilibrata per il bambino.
«Il nostro consiglio è generalmente quello di ridurre le carni e l’apporto di proteine e grassi – propone la professoressa Santini – non di eliminare completamente le proteine animali e soprattutto non eliminare assolutamente quelle di uova e latte. Si tratta di applicare le nuove “piramidi alimentari” che prevedono sempre più una riduzione del consumo di carni e un aumento del consumo di vegetali, cereali e legumi, cioè di applicare una dieta più equilibrata”.
Ma se i genitori non vogliono dare da mangiare non solo la carne ma anche latte e uova?
«Per noi viene prima il bambino e la sicurezza che una crescita sana non venga messa a rischio per le scelte etiche dei genitori. Per questo non possiamo accontentarci delle affermazioni di una madre che è convinta che con una dieta vegana suo figlio non subirà scompensi nutritivi. Dobbiamo essere certi che la sua dieta sia bilanciata per davvero, tenendo alla sua età e fase di sviluppo».
E come fate ad esserne sicuri?
«Noi concordiamo i pasti scolastici sempre in base alla pianificazione dietetica settimanale. Abbiamo bisogno che la richiesta presentata dai genitori sia condivisa dal pediatra di famiglia che certifica che il bambino non presenta stati carenziali e di poter valutare, dall’analisi degli apporti, che nell’arco della settimana segua una dieta dove tutti gli elementi nutritivi sono garantiti in base ai suoi fabbisogni».
Ma il bambino non può davvero mangiare solo verdura?
«La dieta vegana non è solo a base di verdure e frutta ma anche di molte varietà di cereali, legumi e per forza di cose deve avvalersi di “integratori” da varie fonti. Si tratta di anche alimenti poco comuni, che devono garantire gli alti fabbisogni di nutrienti contenuti nei vegetali che devono compensare la mancanza di elementi che normalmente sarebbero assimilati con più facilità assumendo alimenti di origine animale come ferro, zinco, iodio, calcio, vitamine D e B12 e acidi grassi omega3».
In pratica, quali i problemi per un bambino che segue una dieta vegana?
«Dipende dall’età: i primi anni di vita sono fondamentali per l’accrescimento, c’è da prendere in considerazione il tipo di allattamento e come questo sia stato programmato; bisogna avere la sicurezza che la mamma nutrice, vegana, non presenti a sua volte carenze di elementi nutritivi nel latte. Ci sono poi da valutare i sintomi correlati ad un apporto elevato di fibra e la tolleranza, l’eventuale interferenza con l’assorbimento di altri nutrienti. Molti tipi di alimenti della dieta vegana sono proprio quelli che la maggior parte dei bambini tende a rifiutare e le loro porzioni, per la copertura dei fabbisogni, possono diventare anche importanti. L’utilizzo, poi, di fonti proteiche alternative, quali prodotti a base di soia, e altri integratori alimentari devono essere assicurati a domicilio non essendo per lo più contemplati nei capitolati per la ristorazione scolastica. Questa scelta deve tenere presenti altri “rischi” come le possibili contaminazioni e l’uso di prodotti non certo a Km zero. Gli adulti che praticano una dieta vegana per propria scelta sono molto attenti a bilanciarla per i propri fabbisogni, ma qui stiamo parlando di bambini, anche molto piccoli, per i quali hanno scelto i genitori. E’ quindi importante per noi stabilire un clima di consapevolezza e collaborazione con i genitori e con il pediatra di famiglia».
E poi c’è il problema del gradimento dei piatti vegani da parte dei bambini, visto che i bambini a scuola tendono a scartare proprio le verdure…
«In molti menù sperimentali con piatti vegetariani/vegani (troviamo esempi in molti Comuni italiani) il gradimento da parte di tutta la popolazione pediatrica è scarso. Normalmente, per noi è già un grande successo quando riusciamo a far mangiare anche piccole porzioni di contorno di verdure, se non a base di patate, minestroni, passati e zuppe. Siamo tutti ben consapevoli del grave problema degli avanzi e degli sprechi alimentari, bisognerà valutare il livello di gusto percepito dagli utenti che richiedono un menù vegano».
Il consiglio della dietista non può essere “etico” ma solo nutrizionale. E il suggerimento è che i bambini possano mangiare di tutto.
«Per noi, la soluzione migliore rimane quella di abituare i bambini precocemente ad una dieta varia, ricca di gusti e di ingredienti diversi, che rispetti i reali fabbisogni dettati da un corretto stile di vita. Le linee guida già promuovono i consumi di verdura, frutta, cereali e legumi e limitano le fonti proteiche di origine animale, ma anche altri nutrienti che ancor più sono da considerare nocivi come gli zuccheri e certi tipi di grassi. E personalmente penso che un cambio delle abitudini alimentari in questa direzione porterà sicuramente anche ad un maggiore rispetto degli animali e dell’ambiente».