D’Elia, Suolo e Salute: «Nel bio i controlli sono tantissimi. Le frodi? Una piccola percentuale»
Il settore del biologico mostra da oltre un decennio un trend di crescita molto importante. Si può definire la punta di diamante dell’agricoltura nazionale: oltre 65.000 operatori certificati e circa 1.650.000 ettari a controllo. Un mercato che vale 4,3 miliardi di euro con vendite più che raddoppiate rispetto al 2006. Nel 2015 si è registrata la più alta incidenza percentuale delle superfici biologiche nel nostro Paese: infatti oltre l’12% della superficie agricola totale è bio. Nell’ultimo anno i consumi interni hanno segnato una crescita del 19%, mostrando una performance unica rispetto a tutti gli altri settori dell’agroalimentare. Sono in aumento le famiglie che hanno acquistato almeno una volta prodotti bio negli ultimi 12 mesi, passate dal 69% al 74% nell’ultimo anno. Il biologico si attesta al 3,1% della spesa alimentare totale, cresciuta in un triennio del 1,2%. E’ cresciuta anche la fidelizzazione dei consumatori: il 43% li acquista almeno una volta a settimana, il 25% ogni giorno o quasi.
Abbiamo chiesto ad Alessandro D’Elia, direttore tecnico di Suolo e Salute Srl, il primo certificatore biologico italiano, quali sono i motivi di questa impennata del biologico anche in Italia.
«Negli ultimi anni credo che sia cambiata di molto la consapevolezza nelle scelte alimentari – osserva D’Elia – Il consumo dei prodotti biologici non è più guidato da motivi “egoistici”: non si compra più il biologico per paura, frutto della psicosi generata da tanti scandali alimentari degli ultimi trent’anni. Le cose sono un po’ cambiate, si presta più attenzione alla provenienza del cibo, alla sostenibilità ambientale della produzione alimentare e agli aspetti sociali indirettamente condizionati dal sistema produttivo. E’ cresciuto l’interesse per i processi di produzione e del loro impatto sull’ambiente e a livello socio-economico; alle cosiddette “esternalità positive”, cioè ai benefici per la collettività generati dal metodo di produzione bio. Infatti, il biologico preserva la fertilità dei suoli, la salubrità delle acque, tutela la biodiversità, contribuisce a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Inoltre il biologico tende a massimizzare la redditività delle piccole aziende, soprattutto nelle aree marginali, e a qualificare il sistema agricolo locale. Oltre a ciò, il biologico cresce perché non è più un settore di nicchia ma è presente in maniera sempre più importante nei canali di vendita della grande distribuzione, nei negozi specializzati, su internet e nella vendita diretta. Sta aiutando la crescita del biologico anche il cambio di paradigma riguardo alla spesa alimentare: acquistare meno, spendere meglio e in qualità».
Perché un prodotto biologico costa di più?
«Il biologico ha costi di produzione più elevati, maggiori vincoli e rese inferiori rispetto ai prodotti alimentari tradizionali. La formazione del prezzo, la distribuzione del valore lungo la filiera e la trasparenza del mercato sono temi che devono essere raccontati al consumatore per giustificare il plus di prezzo e, nel contempo, mantenere alto il livello di fiducia. Serve anche ad evitare i fenomeni speculativi che in alcuni casi interessano il settore. Bisogna lavorare sulla logistica e occorre recuperare margini di efficienza nella filiera produttiva per garantire un giusto reddito agli agricoltori ed un equo prezzo ai consumatori. Il consumatore potrebbe avere un risparmio importante comprando il biologico direttamente alla fonte, presso le aziende di produzione».
Quanto ci si può fidare dei controlli?
«Il biologico è il settore più controllato di tutto l’agroalimentare italiano: ogni anno vengono eseguite oltre 70.000 visite ispettive da parte degli enti di certificazione privati autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Le visite ispettive vengono eseguite da ispettori qualificati e prevedono sopralluoghi in campo e presso le strutture e magazzini degli operatori, la verifica della congruità dei prodotti in entrata e in uscita e prelievi di campioni da sottoporre ad analisi presso laboratori accreditati. Queste ispezioni sono aggiuntive a quelle dei normali organi di vigilanza. Il ruolo della certificazione è importante perché è uno degli elementi distintivi per il settore ed è lo strumento di tutela per il consumatore. I dubbi sulla serietà dei controlli, oltre a informazioni lanciate dai media non del tutto corrette, spesso nascono dal fatto che non si conoscono le dinamiche che sottendono il controllo e la certificazione. I dati però parlano chiaro. Se si analizzano i risultati del rapporto dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, emerge che il biologico non è di certo il comparto più colpito dalle frodi alimentari. Infatti, secondo i numeri dell’attività di controllo 2015, per la tutela delle produzioni a denominazioni di origine (DOP, IGP ed STG) sono stati controllati 2.003 operatori e il 15,4% sono risultati irregolari. Nel settore dei vini a denominazione di origine la percentuale di irregolarità si alza al 27,2%, mentre per i prodotti biologici le irregolarità sono del 9,2%, su un totale di 1.673 operatori controllati. Quindi, stante i numeri, il biologico non è un settore dove le frodi sono all’ordine del giorno, come qualcuno in malafede tende a far credere. E’ vero, è un settore non avulso dal fenomeno frodi. Su questo posso essere d’accordo. Ma mi chiedo: esistono settori economici dove non esiste il rischio di frodi? I controlli funzionano, infatti, è grazie a questi che le frodi vengono scoperte e denunciate. I media tendono ad enfatizzare i casi eclatanti di presunte frodi che hanno interessato il biologico, ancora ingiudicati, mentre poco dicono di un settore animato da tanto sano virtuosismo. Chi lavora correttamente esiste e bisogna valorizzarlo non distruggerlo».
Cosa bisogna fare per difendere il settore dalle frodi?
«Bisogna premettere che la sicurezza per il consumatore è garantita non solo dall’attività degli enti di certificazione, che svolgono un ruolo fondamentale ma non esclusivo nel percorso di garanzia dei prodotti biologici, ma dalla virtuosa sinergia tra: controllo/certificazione, pubblica vigilanza e mercato. Per mantenere la fiducia e garantire il settore bisogna lavorare sulla prevenzione. Su questo fronte si sta facendo molto, infatti, sono aumentati i controlli incrociati e la tracciatura informatica di alcune filiere più a rischio. Grazie alla spinta di Federbio e di Accredia (ndr: Federbio è la federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica e Accredia è l’Ente nazionale di accreditamento) sono state avviate delle piattaforme informatiche in grado di gestire le superfici e la tracciabilità delle produzioni e delle transazioni per alcuni prodotti biologici, ad esempio, per mangimi, cereali e granaglie. Tali strumenti presto saranno estesi anche all’olio extravergine di oliva biologico ed in futuro ad altri comparti. Fondamentale per i controlli è la banca dati (databio) che gestisce le informazioni di tutte le aziende biologiche italiane e i relativi documenti di certificazione. Questa è la strada tracciata per rendere più efficaci i controlli. Bisogna aumentare il controllo delle transazioni commerciali lungo la filiera e aumentare lo scambio di informazioni tra gli enti di certificazione, pubblica vigilanza e mercato. Il sistema di controllo del biologico potrà rafforzarsi ancora di più solo se si saprà determinare una positiva sinergia tra tutti i soggetti coinvolti per eliminare le criticità e migliorare un settore che nel suo complesso può essere ritenuto sano ed affidabile. Non si spiegherebbe altrimenti il continuo crescere del mercato del biologico».