Dal biologo la dieta che segue gli orari del corpo
Una professione dell’alimentazione ancora poco conosciuta e quella del biologo-nutrizionista. Dove una laurea e un’abilitazione in biologia vengono integrate dalla specializzazione dietologica.
È una via di mezzo tra quella del medico dietologo e quello del dietista. Ma la sua vera specialità sta nel guardare alle caratteristiche biologiche del paziente per proporgli un vero e proprio schema alimentare; una dieta personalizzata, cucita su misura guardando alle sue caratteristiche fisiche e ai disturbi che intende risolvere.
Il biologo nutrizionista naturalmente non può prescrivere farmaci ma può consigliare integratori.
“Le diete non si usano solo più per combattere l’obesità – ci ha spiegato Paola Camoletto, biologo nutrizionista con studio a Torino – oggi la scienza ha riconosciuto che molti disturbi sono conseguenze dirette dell’alimentazione e del metabolismo del cibo che ingeriamo. Le intolleranze alimentari, per esempio, sono oggi molto più conosciute di un tempo. La conseguenza è che problemi di salute che fino a poco tempo fa si tendeva a curare con i farmaci, magari con scarsi risultati, oggi si curano con uno schema alimentare appropriato”.
Lo schema diagnostico del biologo nutrizionista prevede, dopo il colloquio con il paziente, un “citotest”. Viene prelevato del sangue dal paziente che si mette a contatto con diversi alimenti. Il campione standard prevede oltre 50 vetrini dove il sangue viene spalmato su alimenti diversi divisi per classi biologiche. Se il nostro organismo è intollerante a un determinato alimento al microscopio si notano profondi cambiamenti nelle cellule del sangue, che determinano una classificazione di livello di intolleranza in una scala da zero a quattro.
“Magari una persona accusa sempre stanchezza, dolori e gonfiori ventrali. La causa può essere un’intolleranza”. Oppure può essere una reazione indiretta a certi cibi: lo stress, per esempio, può incidere sul sistema immunitario che risiede in modo massiccio dalle parti del nostro apparato digerente. A questo punto i cibi, magari trovano una flora batterica insufficiente e non vengono digeriti adeguatamente.
“In molti casi, per eliminare i sintomi, basta una dieta adatta e integratori a base di microrganismi scelti con cura tra i miliardi di batteri che vivono nel nostro intestino. I probiotici seri, ad esempio, possono andare a riparare gli eventuali “buchi” di flora batterica creatisi in seguito a infiammazioni. Azioni di questo genere magari fanno cessare un continuo mal di testa, oppure ci fanno sentire semplicemente meglio in generale. Non dimentichiamo che la serotonina, responsabile del nostro benessere, viene prodotta in massima parte nel comparto gastrointestinale”.
Lo schema alimentare non è basato solo sui cibi indicati al paziente: sono fondamentali gli orari.
“Io mi baso sulla “dieta mediterranea cronologica”. Uno schema che prevede che, sulla base delle curve ormonali del paziente, venga prescritto un determinato alimento. Infatti, il nostro corpo, a seconda dei soggetti, produce ormoni in fasi diverse della giornata. Gli ormoni regolano il metabolismo che brucia i grassi o utilizza gli zuccheri, e la nostra alimentazione deve seguire le fasi ormonali. Per esempio, la colazione, dopo il risveglio, è importantissima e deve basarsi sui carboidrati e su alimenti con un certo contenuto energetico (pane e marmellata, latte per esempio). Poi, a pranzo servono le proteine (anche la carne, che contiene aminoacidi importanti), senza demonizzare una certa dose di grassi, ma sia a pranzo che a cena ci devono essere sempre le verdure; anzi, la frutta e la verdura vanno assunte 4-5 volte al giorno. A cena e nella serata è necessario assumere meno zuccheri perché, di notte, non deve ripartire l’insulina che passa gli zuccheri ai muscoli”.
Conoscere i cibi significa anche sapere quando posseggono i principi nutritivi che ci servono e quando, invece, possono addirittura farci male. Ingerire un alimento mal conservato vanifica tutti i nostri sforzi precedenti. Farine troppo raffinate, dove resta solo il glutine mentre si sono rarefatti molti dei componenti salutari dei cereali, tolgono la fame ma hanno perso molti elementi nutritivi importanti. Così come mangiare un frutto fuori stagione, maturato artificialmente, non serve al nostro corpo.
“La qualità non serve solo a gratificare il palato. Per esempio, un pomodoro di serra raccolto in inverno, non ha solo un gusto insipido ma è carente di una sostanza che lo rende un alimento importante per il nostro fisico, che è data soprattutto dalla maturazione nel fotoperiodo estivo”.
È poi importante che la dieta si sposi con la cultura alimentare del soggetto, almeno per quanto possibile.
Le diete non devono mai essere punitive. Lo schema deve semmai avere anche una finalità di educazione alimentare. “In generale, manca ancora una diffusa conoscenza sulla composizione degli alimenti e delle relazioni tra il cibo e il nostro corpo. Tutti i cibi contengono qualcosa che serve all’organismo umano, la dieta migliore per una persona sana è fatta, semplicemente, di un dosaggio equilibrato e costante di tutti i composti che ci servono”.