Cibo protagonista del Parco Arte Vivente di Torino
Mentre il Parco di Arte Vivente di via Giordano Bruno a Torino aspetta di conoscere quale sarà il suo futuro inaugura “Show Food”, mostra-laboratorio dedicata al cibo.
L’esposizione, curata da Orietta Brombin, con la direzione artistica di Piero Gilardi, dà il via alla programmazione artistica 2014, Commons Art, arte quale reale bene comune, come le risorse naturali (come l’acqua, l’aria, ecc.). La mostra, come le altre attività del PAV vive nel solco delle esperienze della Bioarte.
Show Food presenta una moltitudine di sguardi sul cibo, non solo inteso come bene primario, quanto come uno straordinario veicolo di relazione, scambio e conoscenza, come elemento che non svanisce, ma che si trasforma e ci trasforma.
Sul tema della migrazione si sviluppa l’installazione interattiva Nomadi della piattaforma Officine Sintetiche Lab 2013, con la direzione di Ali Zaidi (1963, India, Pakistan, UK). L’opera interattiva multimediale, che coinvolge in un percorso audio-visuale con più di 50 documenti video, narra le storie di tre ingredienti comuni per la maggior parte della popolazione mondiale: il riso, il grano e il caffè. Brigitte de Malau (France, 1954) offre con La table de Circé (2013), attraverso la performance realizzata in occasione dell’inaugurazione della mostra Internaturalità, la visione del PAV quale territorio ideale per la raccolta delle erbe e la sperimentazione concreta di ricette provenienti dalla storia più antica e dal mito.
Su un piano critico, il documento video del Workshop_25/Methodology of squandering (Metodologia dello sperpero), condotto da Norma Jeane (1962, USA) in collaborazione con lo chef Luca Fogato nell’aprile 2012, propone un esercizio sul desiderio, sul cibo quale medium in arte, sul Potlatch (cerimonia tribale in cui vengono ostentate pratiche del dono e della dissipazione dei beni, considerate generatrici di prestigio sociale). Opere di Michel Blazy (1966, Principauté de Monaco, France) sono le due opere video Le chien et la souris (2005) dove un piccolo topo domestico si ciba di una scultura organica all’interno dello studio parigino dell’artista e The Party (2009) dove granchi, lucertole e uccelli della Martinica sono osservati mentre conquistano e consumano il junk food offerto loro dall’artista.
Sempre Blazy, che con Self Bar riflette sull’impiego di materiali commestibili e sugli scarti che siamo soliti generare, è l’ispiratore del video I’m making art (food), realizzato e condotto dalle Attività Educative e Formative del PAV in occasione del workshop pubblico di cui è documentata la costruzione della vanitas collettiva.
Nell’ambito della mostra, le AEF (Attività Educative e Formative) del PAV propongono Fame di Cosa, laboratorio in progress proposto ai visitatori di Show Food per realizzare una tavola verticale, apparecchiata durante lo sviluppo della mostra, quale oggetto di indagine sul sentire diffuso della relazione tra noi e il nostro cibo, gli aspetti concettuali, ludici, espressivi, simbolici.
Ma il futuro del Pav resta in bilico. Resta in attesa del rinnovo della convenzione con il Comune.
“Lo staff del PAV – si legge nell’appello – anche se ridotto alla metà di quello iniziale per effetto dei progressivi tagli dei finanziamenti, si è riorganizzato raddoppiando gli sforzi, ma la mancanza di una cornice programmatica e istituzionale (una nuova Convenzione appunto) lo depriva di quella prospettiva di stabilità e continuità gestionale che è necessaria ad ogni Istituzione pubblica per svolgere coerentemente la sua missione culturale e sociale”.
Per questo, l’Associazione acPav ha lanciato un appello da firmare sulla piattaforma Change.org