Chiuso il mercato Usa, per il Brunello inizia l’anno nero
Per i nostri vini all’estero inizia una fase davvero dura.
Il primo esempio arriva Brunello, il celebre vino toscano venduto soprattutto negli USA. L’annata 2015 era appena stata presentata il 21 febbraio scorso con grande risonanza mediatica, quando si è abbattuta la tragedia.
«Sono già 19 gli Stati americani che, come in Italia, hanno scelto di difendersi dal Coronavirus chiudendo la ristorazione, in buona parte soddisfatta da prodotti e vini made in Italy», osserva il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci.
«Nel giro di pochi giorni si è fermato il nostro maggiore canale di vendita quello dell’horeca nei 2 principali mercati mondiali: Usa e Italia che rappresentano in media il 60% delle vendite globali di Brunello».
Secondo una recente indagine di Nomisma Wine Monitor su un campione di wine list di 350 ristoranti, nella sola città di New York il 30% delle referenze di vino rosso presenti in carta parla italiano e di queste 1/3 sono toscani, con circa 2mila referenze che arrivano direttamente da Montalcino, a un prezzo medio di 382 dollari.
«Ora – ha concluso Bindocci – serve attendere – e il nostro vino lo sa fare – e osservare le regole, in attesa che la nostra annata 2015 possa riprendere quella corsa che prima dello stop si stava rivelando molto promettente, in particolare oltreoceano».
Negli Usa quasi la metà dei consumi di vino italiano a valore passa dall’on-trade, per un equivalente di circa 800 milioni di euro. In generale la crescita import dei vini rossi italiani è stata del 20% negli ultimi 5 anni.