Caselli, «La nostra riforma dei reati alimentari ancora bloccata dal governo»
«Auspico che il nostro disegno di legge sui reati agroalimentari sia rapidamente discusso e approvato. L’attuale normativa e’ vecchia, piena di buchi e ha addirittura un effetto criminogeno più che deterrente».
Lo ha detto l’ex procuratore generale di Torino e attuale coordinatore della Commissione per la riforma dei reati alimentari, Gian Carlo Caselli, intervenuto a Torino al convegno sul tema organizzato dall’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. «Il Ddl e’ stato presentato piu’ di un anno fa – ha spiegato Caselli – ma e’ fermo al Consiglio dei Ministri, in attesa di essere inviato alle Camere. C’e’ la sensazione che vi siano spinte, legittime, provenienti dall’industria alimentare perche’ alcuni passaggi della riforma siano esaminati con attenzione. Di certo, il ministro Orlando e’ motivato nel portare avanti questo progetto».
Caselli ha poi ribadito come «la specializzazione sia sempre una carta vincente» aprendo a una procura nazionale dedicata alla sicurezza alimentare. «Occorre tutelare il consumatore e l’economia virtuosa – ha concluso il magistrato – spingere affinche’ la proposta sia discussa in Parlamento nel più breve tempo possibile. Credo sia una buona legge, sicuramente perfettibile, che pero’ adesso necessita di una spinta dal basso, proveniente dall’opinione pubblica».
La riforma dei reati alimentari, è ancora più urgente se si pensa che nell’ultimo anno si e’ registrato un aumento dell’8% delle malattie trasmesse dagli alimenti, come ha spiegato la direttrice generale dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Maria Caramelli.
«Le frodi alimentari – ha aggiunto la direttrice – non sono semplici truffe ma rappresentano un rischio concreto per la nostra salute. Rispetto agli anni passati, il cibo si muove molto di piu’ e diventa difficile controllare l’intero percorso. Ci sono nuovi batteri in circolazione, che colpiscono soprattutto bambini, donne in gravidanza e anziani”. Secondo i dati raccolti dall’Istituto, nell’ultimo biennio nel territorio di competenza sono stati analizzati 62mila casi sospetti e l’1,8% del campione e’ risultato non conforme. Nella maggior parte die casi le analisi riguardano la carne, i suoi derivati e il pesce».