Caselli alla guida della commissione speciale per i reati alimentari
Sui reati alimentari il governo “cambia verso”.
È stata istituita, oggi, presso l’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, su proposta del Guardasigilli Andrea Orlando, la Commissione di studio per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare, un fenomeno sempre più diffuso che mina l’eccellenza del made in Italy nel settore enogastronomico e favorisce l’infiltrazione di organizzazioni criminali in questo importante settore economico.
La predisposizione delle proposte dovrà essere ultimata entro il 31 luglio 2015.
Del gruppo di lavoro, che sarà guidato dall’ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che attualmente presiede il Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, faranno parte:
Alessandro Berardi, professore ordinario di diritto penale dell’Università di Ferrara; Alberto Gargani, professore ordinario di diritto penale dell’Università di Pisa; Pierluigi Di Stefano, Consigliere della Corte di Cassazione; Massimo Donini, professore ordinario di diritto penale dell’Università di Modena; Raffaele Guariniello, sostituto procuratore presso il Tribunale di Torino; Stefano Masini, membro dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare; Aldo Natalini, sostituto procuratore presso il Tribunale di Siena; Vincenzo Pacileo, sostituto procuratore presso il Tribunale di Torino; Cesare Patrone, Capo del Corpo Forestale dello Stato; Cosimo Piccinno, Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Salute; Vincenzo Paticchio, comandante del Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente; Mario Monopoli, funzionario del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Giancarlo Caselli, ha recentemente curato e presentato a Torino il terzo rapporto sulle agromafie con Coldiretti ed Eurispes. in quella occasione, Caselli ha ricordato come la Mafia si insinua nel comparto agroalimentare.
«Le Mafie non risparmiano nessun settore – ha osservato Giancarlo Caselli – Nel piatto ricco la Mafia si inserisce sempre. I fenomeni dell’Italian dumping, cioè delle ditte straniere che producono cibi che di italiano non hanno nulla, e dell’Italian Laundering, cioè dell’acquisto di prestigiosi e storici marchi italiani, aprono praterie all’inserimento di interessi mafiosi nel settore alimentare».
Nel 2014 le agromafie hanno incassato 14 miliardi euro l’anno. Nel 2014 il “fatturato” è cresciuto a 15,4 milioni.
«Se stare con la Mafia conviene dobbiamo sforzarci di contrapporre un quadro dove stare con la legalità conviene ancora di più. La legalità è la strada maestra per avviare uno sviluppo economico più equo ordinato che non privilegi i soliti noti. Significa migliore qualità della vita. E la felicità giovani dipende anche dalla legalità.
Ma in campo alimentare sgni recupero di legalità significa migliore tutela della salite dei consumatori.
Difendere il made in Italy prodotto nella legalità non è un concetto vecchio o polveroso. Ma significa difendere un settore fondante per il nostro futuro e per il riscatto dei territori che dobbiamo sempre più togliere dalle mani della Mafia».
Poi, una stoccata ad Expo, partita male, tra gli scandali.
«Expo è vetrina scintillante per presentare prodotti italiani in tutto il mondo. Ma deve presentare cibo giusto.
Il cibo deve essere presentato per rappresentare valore forte dell’etica così come la intendono quelli che di agricoltura vivono e che non usano solo l’agricoltura per profitti». Dunque, il cibo delle agromafie deve stare assolutamente fuori da Expo.