Carne ancora giù, è l’onda lunga di un semplice comunicato stampa
Anche in piena frenesia per gli acquisti alimentari in vista delle feste di fine anno, continua lo stallo nelle vendite di cotechini, salcicce, wurstel, salumi e, in misura minore, di carne rossa. È l’effetto dell’annuncio dell’agenzia mondiale per la lotta al cancro che dal 25 ottobre continua a generare allarmismo nei consumatori già “predisposti” all’annuncio dalle efficaci campagne animaliste e dai tanti guru salutisti che agiscono sui social.
Sulle carni lavorate e carni rosse “cancerogene” si è fatta, però, una grande confusione, complice per prima proprio l’agenzia dell’Oms che dalla sua sede di Lione ha voluto anticipare la pubblicazione dello studio scientifico che prende atto di oltre 800 lavori svolti in diversi paesi, la cui uscita è prevista per aprile 2016.
Il comunicato dell’Iarc è stato giudicato da molti operatori sanitari, una rincorsa alla ribalta mediatica che ha messo tutti (oncologi, dietisti, nutrizionisti) nelle condizioni di dover sdrammatizzare anche se, tutto sommato, il mondo sanitario è assolutamente favorevole a una riduzione del consumo di carni e salumi.
Invece, questo “annuncio” senza mettere a disposizione il documento scientifico su cui si basava, ha messo in difficoltà tutti gli ambienti medici, che si sono trovati a dover fronteggiare il terrore indiscriminato dei pazienti.
Così un potenziale supporto generale all’Iarc si è trasformato in irritazione per avere lasciato i medici e la comunità scientifica soli di fronte agli effetti di un comunicato stampa che ha generato titoli ad effetto e aperture dei Tg in Italia e in tutto il mondo.
Un can-can mediatico che, al contrario, ha lasciato del tutto indifferente il settore dell’allevamento e dell’industria della carne e dei salumi, dove la bomba mortale è stata vissuta con una sorta di rapida rimozione, senza capire che questo è un altro importantissima tappa nella caduta libera del consumo di carni in Italia e in Europa.
In ogni caso, è utile, a distanza di quasi due mesi, ricordare quel comunicato e spiegarne meglio il contenuto.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha valutato la cancerogenicità del consumo di carni rosse e carni rosse lavorate.
Dopo aver accuratamente esaminato la letteratura scientifica accumulata, un gruppo di lavoro di 22 esperti provenienti da 10 paesi convocati dal programma Monografie Iarc ha classificato la carne rossa come «probabilmente cancerogena per l’uomo» (gruppo 2A), basandosi su «prove limitate» che devono essere «considerate come base per ulteriori studi» ma con una forte «evidenza meccanica», cioè un forte rapporto diretto causa-effetto, a sostegno di un effetto cancerogeno. Sulla traduzione di questa espressione anglofona usata dal mondo scientifico internazionale, i giornali sono inciampati a catena. Si tratta, infatti, di una locuzione che va considerata nella necessità del rigore scientifica che evidenzia come una sostanza composta come la carne ha generato in alcuni casi, direttamente, il cancro. Una espressione che va spiegata nel senso che la carne è stata la causa di alcuni casi di cancro, ma che non può essere tradotta con “carne uguale cancro”. È un’espressione che si usa anche per le malattie: c’è un’evidenza meccanica che una certa malattia sia causata da una certo batterio, ma non è detto che io mi ammali se vengo in contatto con quel batterio.
Nello specifico, Iarc ci ricorda che l’associazione carne rossa-cancro è stata osservata principalmente per il tumore del colon-retto, ma le associazioni sono state anche osservate per cancro al pancreas e il cancro alla prostata. Non per tutte le altre forme di tumore.
Per, le carni lavorate (insaccate, affumicate, salate, inscatolate) il giudizio di Iarc è ancora più drastico. Sono state «classificate come cancerogene per l’uomo» (gruppo 1), sulla base di «prove sufficienti» che evidenziano come negli esseri umani il consumo di carni lavorate provochi il cancro del colon-retto.
L’Iarc avverte, però, che il consumo di carne lavorata e “rossa” varia a seconda delle tradizioni gastronomiche e dello stato di benessere nei diversi paesi: consumo che varia da pochi punti percentuali fino al 100% delle persone
«Gli esperti hanno concluso – continua Iarc – che ogni porzione di 50 grammi di carne lavorata consumata ogni giorno aumenta il rischio di cancro colorettale del 18%».
«Per un individuo, il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del loro consumo dei
carne rimane molto basso, ma questo rischio aumenta con la quantità di carne consumata», spiega Kurt Straif, a capo del “Programma monografie” della Iarc – In considerazione del gran numero di persone che consumano carne, l’impatto globale sulla incidenza del cancro è però da valutare di “importanza la salute pubblica”».
Il gruppo di lavoro Iarc ha esaminato più di 800 studi che hanno indagato le associazioni di una dozzina di tipi di cancro con il consumo di carne rossa o carne lavorata in molti paesi e popolazioni con diete diverse. La prova più importante è arrivata da «ampi studi prospettici» su gruppi di pazienti condotti nel corso degli ultimi 20 anni, che sono gli anni in cui il consumo di carne che è cresciuto nei paesi occidentali negli anni ’60 e ’70, potrebbe avere manifestato i suoi effetti.
«Questi risultati supportano ulteriormente le attuali raccomandazioni di sanità pubblica di limitare l’assunzione di carne – aggiunge Christopher Selvaggio, direttore della Iarc – Ma, non si può dimenticare che, nello stesso tempo, che la carne rossa ha un forte valore nutrizionale. Pertanto, questi
risultati sono importanti per stimolare i governi e le agenzie internazionali a valutare il rischio
attraverso nuove valutazioni che possano bilanciare i rischi e i benefici nel mangiare carne rossa e carni lavorate, e per fornire le migliori raccomandazioni dietetiche possibili».
Come dire: noi siamo usciti su tutti i Tg e su tutti i giornali del mondo. Adesso vedetevela voi.