Caporalato, il governo minaccia la confisca delle terre
Dopo le minacce contro il cronista della Stampa che da giorni documenta le ignobili condizioni in cui si sta svolgendo, a Canelli, la vendemmia 2015 dell’uva moscato (base di famosi spumanti italiani), arriva il comunicato della Coldiretti.
La maggiore organizzazione dell’agricoltura italiana e piemontese sente che i suoi iscritti sono direttamente chiamati in causa e che tutto i “sistema vino” del Piemonte rischia di subire l’effeto boomerang del lavoro nero, delle bidonvilles e del caporalato che da anni sono accettati dai produttori che hanno bisogno di manodopera stagionale di pronti impiego e basso prezzo.
La Coldiretti, così, ricorda che da tempo ha istituito un Osservatorio sulle infiltrazioni criminali in agricoltura presieduto da Giancarlo Caselli e saluta con soddisfazione le nuove misure anti caporalato in agricoltura promesse dal ministro Martina che potrebbero entrare in vigore con la stagione di raccolta degli agrumi.
«Sono benvenute le norme come la confisca per sconfiggere il caporalato che va combattuto senza tregua perché umilia gli uomini ed il loro lavoro – E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’esprimere apprezzamento per gli interventi normativi del Governo per sconfiggere il fenomeno del caporalato annunciati dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina- Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che colpisce spesso la componente piu’ debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli. E su questo sta lavorando l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare guidato da Giancarlo Caselli che la Coldiretti ha promosso e sostenuto. Serve una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute ed il lavoro, con una equa distribuzione del valore».
Per la Coldiretti la colpa dello sfruttamento in agricoltura non deve ricadere sulle imprese agricole serie me ma di quelle che abbassano i prezzi e del sistema della distribuzione che impone prezzi agli agricoltori che incentivano il lavoro nero.
«Non è possibile che i pomodori nei campi siano sottopagati a 8 centesimi al chilo e le arance ancora di meno. Dobbiamo impegnare le nostre forze in una operazione di trasparenza e di emersione mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come la stragrande maggioranza delle imprese agricole che hanno assunto regolarmente 322 mila immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni nel 2014».
Secondo una analisi della Coldiretti su dati Eurispes al primo gennaio 2014 erano 355 i caporali arrestati o denunciati dall’entrata in vigore del reato con la legge 14 settembre 2011, n. 148.