Campane a morto per l’olio di palma?
Se l’Efsa ci mette il naso per l’olio di palma i giorni potrebbero essere contati.
Lo studio dell’autority europea per la sicurezza alimentare non ha bocciato l’olio di palma.
Ma questa volta, visto che non si tratta di un sito o di un’associazione qualunque, l’inserimento tra le sostanze cancerogene di due glicidi esteri degli acidi grassi che si formano con la raffinazione dell’olio di palma ad alte temperature suona comunque come una condanna, seppur indiretta, definitiva. Perché, a questo punto, l’opinione pubblica, sarà sempre più attenta a cercare nelle etichette per evitare questo grasso saturo utilizzato nelle creme spalmabili a partire dalla Nutella, fino a merendine e biscotti di marchi diffusissimi come Bauli e Mulino Bianco.
È vero che i glicidi esteri degli acidi grassi sotto accusa sono presenti nell’olio di palma quando questo viene raffinato ad alte temperature. Ed è anche vero che buona parte dell’industria alimentare da tempo ha abbandonato l’olio di palma raffinato a 200 gradi per passare a procedimenti più salutari, ma è anche vero che, per una legge non scritta della comunicazione, quando un nome gira troppo con una nomea negativa, nell’era di Facebook e dei blog, la gente lo considera subito qualcosa da evitare.
Queste sentenze senza appello dei consumatori più internauti (cioè tutti), sono bene conosciute in primis dalla politica: non a caso la ministra della salute Beatrice Lorenzin ha subito chiesto all’Unione europea di pronunciarsi definitivamente su un eventuale bando dell’olio di palma dai prodotti alimentari venduti in Europa. Ma soprattutto le sentenze dei consumatori sono tenute in considerazione dalla grande distribuzione. Che, infatti, corre già ai ripari.
Appena due giorni dopo la divulgazione dello studio Efsa, la Coop ha deciso di eliminare dagli scaffali tutti i prodotti a marchio che sono a base di olio di palma.
«Coop, coerentemente con il “principio di precauzione” – scrive in un comunicato la più grande catena di supermercati italiani – ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma. Per questi prodotti Coop accelererà il processo di sostituzione dell’olio di palma, privilegiando l’impiego di olio extravergine di oliva o oli monosemi e ricorrendo a ricette e formulazioni nutrizionalmente più equilibrate. Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop. La sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti a marchio avverrà nei prossimi mesi».
Canta vittoria il sito www.fattolimentare.it che, contro l’olio di palma, ha condotto un’aspra battaglia sfociata in una raccolta firme con centinaia di migliaia di adesioni e una sponda parlamentare tra i Cinque Stelle.
«Abbiamo vinto – scrive il sito – Le aziende alimentari italiane hanno annunciato l’addio all’olio di palma. La petizione lanciata 18 mesi fa su Change.org da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade contro l’invasione dell’olio tropicale e sostenuta da 176 mila firme, ha raggiunto l’obbiettivo».
Fa buon viso a cattivo gioco l’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile che, creata dalle industrie alimentarti, proprio in questi mesi, ha condotto una costosa campagna sui media nazionali per spiegare ai consumatori il volto buono dell’olio di palma.
«Approfondendo lo studio – afferma Giuseppe Allocca Presidente dell’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile – fa piacere vedere che l’EFSA riconosce gli sforzi fatti fin qui dai produttori, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive. La recente indicazione dell’EFSA pone nuovi e più ambiziosi obiettivi e rappresenta un ulteriore stimolo al lavoro dell’industria alimentare nella ricerca e adozione di processi di raffinazione ancora più sicuri di tutti i grassi vegetali e animali, e, quindi, anche dell’olio di palma. Intendiamo proseguire con rinnovato impegno su questa strada».
Ma, a questo punto, tutti gli occhi sono puntati sull’Unione europea che dovrà recepire il documento di Efsa attraverso indicazioni precise verso i 28 stati membri.
Alberto Cirio, eurodeputato piemontese (Ppe), di Alba, città della Ferrero e membro della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare chiederà all’Efsa di andare in Parlamento europeo per approfondire la questione. Intanto, riconosce i passi avanti dall’industria alimentare. «L’Autorità europea per la sicurezza alimentare – afferma – parla di olio raffinato e di problemi che sorgono per trattamenti superiori ai 200 gradi. Ma è importante sapere che le principali industrie dolciarie italiane ed europee hanno sottoscritto un protocollo che le impegna a comprare solo olio di palma che ha origine sostenibile sotto il profilo ambientale e che è stato trattato a basse temperature, così da evitare problemi. Quindi attenzione e soprattutto fiducia piena nelle aziende del nostro Paese, che hanno da sempre dimostrato rigore e serietà. Il parere dell’Efsa va rispettato, ma anche opportunamente approfondito per non generare allarmismo come già avvenuto con la carne».