Torino, il rito dell’aperitivo in 15 racconti della Neos edizioni
L’aperitivo è una storia tutta torinese, così come sono tutte torinesi le 15 storie raccontate intorno al rito dell’aperitivo e raccolte nel libro “Natale a Torino. Quindici aperistorie con i fiocchi”. Il libro edito dalla Neos di Rivoli, vivace piccola casa editrice con la vocazione della “torinesità”, sarà presentato domani sera, domenica, alle 18 presso Vermouth Anselmo, il nuovo locale aperto in via Belfiore 14 da quattro giovani con il pallino della riscoperta della tradizione del vermouth.
I racconti sono tutti incentrati sull’aperitivo e sono scritti da: Giusi Audiberti, Elena Cappellano, Pierangelo Chiolero, Nicoletta Coppo, Ottavio Davini, Berenice D’Este, Gianfranca Fra, Federico Jahier, Nazzareno Lasagno, Riccardo Marchina, Piergiorgio Mora, Marisa Porello, Cristina Quaranta, Nella Re Rebaudengo, Teodora Trevisan.
Al termine di ciascuna storia viene suggerita una ricetta per l’aperitivo.
Le ricette di aperitivi sono tra le più varie. Si va dal cocktail che vanno bene da aperitivo ma anche come drink da serata festaiola, ai veri stimolanti dell’appetito che con il loro leggero calore alcolico fanno anche da rompighiaccio per la cena. Sono cocktail famosi (ma magari qualcuno può anche avere dimenticato come si fanno..) o sono inediti. Sono i classici Cuba Libre, Mojito, Negroni; insieme ai meno famosi Bello Secco, Cremisino, Danubio Blu, Dolce Autunno, Fa Brutto, Fosco ma Avvolgente, Jack, Mela Stregata, Mirabelle, Morbido Scuro, Ore 20, Profondo Autunno, Personale Secondo, Molto Personal. Fino alle rivisitazioni come il Manhattan a Torino o alle ricette inedite e personali come il Vermouttino di Anselmo e il Silvia Christmas Cocktail preparato dallo stesso editore del libro Silvia Ramasso.
Dopo il successo (1000 copie in 20 giorni) del libro “Natale a Torino. Quattordici racconti d’autore”, uscito l’anno scorso, la Neos, dunque, ci riprova.
“L’idea di una raccolta di racconti sull’aperitivo a Torino – ci ha spiegato Silvia Ramasso – è nata proprio sorseggiando un aperitivo con la mia amica Teodora Trevisan, che è curatrice del libro, e suo marito Carlo Salvadore, che ha curato buona parte delle ricette. Teodora ha proposto agli autori un racconto con questo tema che è subito piaciuto. È venuto fuori uno spaccato di una Torino forse un po’ d’antan, dove il rito dell’aperitivo è la scusa per rapporti veri, per un intimismo che si disvela tra i tavolini dei caffè e con le mani occupate dal bicchiere”.
L’aperitivo che ne viene fuori è il vero rito torinese dei nostri padri e dei nostri nonni.
“I personaggi si raccontano di fronte a un vermouth o un cocktail, ma attraverso questi aperitivi si racconta anche Torino stessa che fa da sfondo a quei gesti dettati da un bere raffinato e semplice insieme. Quel modo di vivere l’aperitivo era quello vis a vis, dove si riusciva a parlare magari modulando la voce e le emozioni. Non l’apericena di oggi dove si mangia in mezzo alla musica e alla folla”.
L’aperitivo torinese di questo libro è il mezzo per sedurre, per manifestare emozioni, per guardarsi dentro. È un rito “slow”, che fa da preludio al pranzo o alla cena. Non è una scusa per risolvere il problema della cena e delle bevande troppo care della discoteca e dei locali. Oggi, l’aperitivo è per “entrare in serata”, l’abbrivio per la sbronza del sabato sera. Il tuffo nella “seratona”, dove si pretende di dare tutto in una notte.
Quello di Natale coi fiocchi (dei regali e della neve) è un po’ più di un caffè, un po’ meno di un invito a cena. Un pezzo di una lunga seduzione, basata su sguardi e su mezze frasi che si protraggono negli incontri. Un timido assaggiare la vita in punta dei piedi. Un perfetto “esageruma nen”.
Simpatica riscoperta di un rito mai del tutto morto…..
Livio Dezzani