La Cina potrebbe aprire alla carne italiana
Una delegazione governativa della Repubblica popolare cinese ha visitato a Torino la sede centrale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
In questi anni, la Cina sta ridefinendo i criteri per le carni importate e sta fissando nuove regole. L’obiettivo che il nostro Paese vuole raggiungere è la rimozione del divieto cinese all’importazione delle nostre pregiate carni bovine.
Il bando cinese poggia sull’assunzione che in Italia sussista ancora il rischio mucca pazza. Per questo motivo, i delegati cinesi guidati dal capodelegazione Dr. Sun Yinjie visiteranno l’Istituto, sede del Centro di Referenza Nazionale sulle Encefalopatie Animali (CEA), malattie che comprendono l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) o morbo della mucca pazza e la scrapie della pecora. I funzionari dell’Amministrazione Generale per la Supervisione della Qualità, Ispezione e Quarantena della Repubblica Popolare Cinese (AQSIQ), organo ufficiale del governo centrale cinese che si occupa di import-export del cibo e in generale della sicurezza alimentare, valuteranno come è stata gestita la sorveglianza della BSE nel nostro paese dal CEA di Torino. Sarà loro illustrata l’intera filiera: dal prelievo del campione al macello, passando per le modalità di trasporto in sicurezza, fino ai test per la diagnosi rapida della malattia, che il laboratorio di Torino e la rete degli Istituti Zooprofilattici effettuano dal 2001.
La visita alle strutture e ai laboratori di Torino fa parte di un percorso che ha coinvolto a livello nazionale il Ministero della Salute e sul territorio della Regione Piemonte due stabilimenti di rilievo: un macello di bovini di Cuneo e il Centro dell’A.na.bo.ra.pi, l’Associazione Nazionale Allevatori dei Bovini di Razza Piemontese.
La direttrice, Maria Caramelli, commenta: “Si tratta di un’ulteriore conferma di come sempre più spesso gli aspetti sanitari e di tutela del consumatore traccino le linee guida per gli accordi commerciali in campo agroalimentare. L’Italia ha le carte in regola per dimostrare che i sistemi di controllo, sorveglianza ed eradicazione della BSE messi in atto a partire dal 2001 sono efficaci. Lo dimostra un dato inoppugnabile: l’ultimo caso risale al 2011”.
Il presidente dell’Istituto, Giorgio Gilli, sottolinea: “E’ una sfida di grande attualità per i settori succitati, colpiti di recente dal recente blocco delle importazioni in Cina di formaggi erborinati provenienti dall’Europa”.